La tavola rotonda promossa dalla federazione Carta e Grafica e dal Comieco presso la Fondazione Corriere. I rischi dell’abuso dei social da parte dei giovani
«Leggere un libro è lasciarsi leggere dal libro: la carta attiva un cambiamento personale»: una frase di Adriano Monti Buzzetti, Presidente Centro per il Libro e la Letteratura, che ben riassume lo spirito dell’intervento del 14 novembre sull’importanza della lettura e, nello specifico, della lettura su carta. L’incontro, avvenuto presso la Fondazione Corriere della Sera (presente il direttore generale Roberto Stringa) e promosso dalla Federazione Carta e Grafica di Confindustria e dal Comieco, si è inserito nell’ambito della manifestazione BookCity Milano(un progetto che coinvolge editori, scuole e lettori per promuovere la cultura del libro) riunendo esponenti di varie fondazioni di spicco del territorio italiano in una tavola rotonda. Obiettivo: raccontare al pubblico perché, in un’epoca digitale, sia necessario promuovere la lettura e la scrittura su carta.
Ma la digitalizzazione ha davvero anche un lato pericoloso? Passare le ore al cellulare, leggere da supporti informatizzati, scrivere al pc, sono azioni che possono influire negativamente sulle nostre funzioni cognitive? Il Dottor Pierluigi Brustenghi, neurologo e psicoterapeuta, non ha dubbi in proposito: «I ragazzi che abusano della digitalizzazione e degli smartphone diventano dipendenti dalla velocità, poiché stimolano l’area del cervello chiamata V3, adibita a ciò che si muove rapidamente. Nei giovani, questa parte sta diventando fisicamente sempre più estesa a scapito della V2, la zona che percepisce ciò che è immobile, statico, come un libro. Questo crea adulti impulsivi e senza pazienza cognitiva, meno disposti ad apprendere, ancorati al pensiero veloce e con poca concentrazione. Dalle risonanze magnetiche emerge che dieci ore al pc causano il 20% di atrofia della corteccia cerebrale; inoltre, un cervello che dorme poco, sollecitato dai social network, non riesce a detossificare e a potare le sinapsi inutili. Di conseguenza, la lettura e la scrittura a mano, in quanto attività lente, sono una medicina».
In questo contesto, prosegue Brustenghi, è necessaria un’educazione digitale. Il Centro per il Libro e la Letteratura gestisce quattro milioni di euro annui: «Li usiamo per sostentere iniziative che promuovano la lettura e la scrittura — commenta Buzzetti —, anche se ancora non abbiamo un progetto specifico per la lettura su carta. Colleghiamo attori della filiera del libro e finanziamo progetti presso gli enti locali, non solo in biblioteche e librerie ma anche in luoghi meno canonici come penitenziari e case di riposo. Le scuole giocano un ruolo importante, cerchiamo sempre di coinvolgerle: gli insegnanti confermano che la lettura su carta attiva recettori neuronali che permettono di accedere al pensiero articolato; chi legge su un supporto elettronico fa più fatica a seguire le trame, è meno reattivo. È importante stare attenti a non inaridire le nostre funzioni, soprattutto nell’età dell’apprendimento».
In Svezia, ad esempio, era stato lanciato un programma di formazione completamente digitalizzato fin dall’età prescolare: «Alla fine il governo ha fatto marcia indietro e ritirato gli iPad — racconta Andrea Cangini, Segretario Generale Fondazione Einaudi ed ex parlamentare di FI — Questo tema tocca direttamente i giovani, e quando si parla di giovani si parla anche della futura classe dirigente. Einaudi diceva che la società sana è quella che permette all’individuo di sviluppare le proprie potenzialità, e ciò non sta succedendo. Aumentano i casi di depressione tra gli adolescenti, di suicidi, di infelicità e di isolamento, a dirlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Cina ci sono campi appositi per disintossicarsi dall’abuso digitale, in Corea è emergenza sociale. A livello globale i rapporti tra vecchio e nuovo, tra cartaceo e digitale vanno riequilibrati, ma non è facile: da un lato c’è consapevolezza dei danni, dall’altro si continuano a investire grandi somme nel settore».
Lavinia Mennuni, senatrice di FdI, si è fatta promotrice di un intergruppo parlamentare in difesa della lettura su carta e della scrittura in corsivo: «Molti colleghi hanno aderito: vogliamo aiutare le nuove generazioni. Sarebbe bello avere di nuovo biblioteche in tutte le scuole: è una fase storica delicata e complessa, internet è fondamentale ma non a misura di bambino, e la rete non va considerata come un sostituto umano. Da parte nostra un’azione concreta è stata presentare una proposta di legge, a livello multipartisan, per vietare i social ai minori di 15 anni, tranne nei casi in cui i genitori reputino che i figli abbiano la maturità per farlo. Speriamo che venga approvata, così da creare maggiore consapevolezza tra gli adulti. Non vogliamo fermare la tecnologia, solo regolamentare l’accesso del minore».
Consapevoli di una rivoluzione in corso che non si arresterà, la soluzione è quindi imparare a gestirla e governarla: «Gli strumenti vanno integrati e fatti convivere — concorda Carlo Bona, Consigliere Federazione Carta e Grafica — Cambia la logica di fruizione: carta e digitale hanno valori differenti, e quello della carta non va tralasciato». E il tema della sostenibilità? Massimo Ramunni, Country Manager Two Sides, spiega che stando ai report Fao sono gli allevamenti intensivi e l’agricoltura a favorire in gran parte il disboscamento: «La carta utilizzata per libri e riviste, in proporzione, costituisce solo una piccola parte. Il digitale ha un forte impatto energetico, ma spesso ce ne dimentichiamo perchè è invisibile». Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) conferma che l’Italia è tra i primi paesi in Europa, insieme alla Germania, per quanto riguarda il riciclo: «Copriamo il 90% delle località del territorio, ma possiamo spingerci ancora oltre. Alcune città, ad esempio Roma, sono ancora in difficoltà nel fare la raccolta differenziata».
Una tavola rotonda, quella del 14, da cui sono emerse criticità e tante sfide, ma anche un punto fermo condiviso da tutti i partecipanti: leggere su carta e scrivere a mano fa bene a noi e al nostro cervello. Lo dice anche la scienza: impugnare una penna, conclude il Dott. Brustenghi, attiva 12 aree cerebrali.
Un articolo scritto a pc come questo, invece, ne fa lavorare soltando due.
Clara Valenzani, Corriere.it