Signor Ministro,
noi siamo la Fondazione Luigi Einaudi. Lei conosce, almeno spero, la nostra storia e quello che da sempre rappresentiamo in questo nostro Paese. La migliore cultura liberal-democratica è passata e passa da queste parti. Le mille firme, corredate ciascuna da e-mail personale, che Le inviamo, non sono e non vogliono essere una testimonianza. Sono la faccia e la storia che mille cittadini pongono sotto una petizione, consistente in alcune domande che le sottoponiamo.
Le domande possono così sintetizzarsi: crede Lei che un’ultrasecolare storia di stato di diritto, pur interrotta qualche volta da uno Stato che ha ritenuto di essere più forte del Diritto, possa violare impunemente le garanzie del cittadino?
La modifica dell’istituto della prescrizione, introdotta brutalmente nel nostro sistema giurisdizionale, senza i pesi e contrappesi propri di una democrazia liberale, sarebbe devastante per noi tutti. Soprattutto per coloro che non si trovano sottoposti a giudizio in questo momento e che ne fanno una battaglia di ragione; quella ragione che non si stanca mai di combattere.
Le ragioni della libertà, in nome della religione della libertà. Anche libertà di pensare e agire contro un Governo, che noi sappiamo tenere distinto dallo Stato. Un Governo, una maggioranza parlamentare, faccia il suo lavoro, ma non si sostituisca allo Stato violentandone le fondamenta. I Governi e le maggioranze passano, lo Stato resta.
Ci ascolti signor Ministro. Ci risponda. Nulla di personale, ovviamente. Se vuole ne parliamo, anche in un confronto pubblico.
Giuseppe Benedetto, Presidente Fondazione Luigi Einaudi