A poche ore dall’inizio dello spoglio, il NO si attesta poco sopra il 30% ed il Si poco sotto il 70%. Una vittoria scontata quella del SI, scontata sin dall’inizio, scontata per una votazione bulgara del Parlamento che l’ha approvata con il 97,5% dei voti, nella sua ultima votazione alla Camera dei Deputati. Eppure, nonostante questi dati, il fronte del NO è stato molto vitale e alla fine ha portato a casa un risultato davvero considerevole, inimmaginabile quando all’indomani dell’approvazione della Legge Costituzionale che ha modificato gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione, con la Fondazione Luigi Einaudi lanciammo l’idea di chiedere l’indizione del referendum costituzionale, affinché il popolo italiano si potesse pronunciare su una modifica che avrebbe inciso sulla quantità della loro rappresentanza politica.
Il dato importante, sotto un profilo politico è che a fronte del 97,5% del SI in Parlamento, nel Paese quel SI è molto meno presente, cioè c’è un 30% del corpo elettorale che non è rappresentato in Parlamento, che ha votato NO, nonostante l’indicazione di tutti i principali partiti politici
L’analisi partitica del voto referendario disvela che il polo che più di tutti ha spinto in avanti il fronte del SI è stato quello del centrodestra e che il movimento 5 stelle non ha avuto il plebiscito che auspicava, che sarebbe servito a legittimare quella retorica demagogica e populista che ha fatto la sua fortuna elettorale, ma che oggi rappresenta anche il suo più evidente limite.
In che senso?
Il popolo italiano per una percentuale superiore al 30% ha voluto affermare in maniera inequivocabile, che il problema della nostra classe dirigente politica non è l’esosità dei costi, seppure rilevante anch’essa, bensì la loro palese incompetenza. Quasi un terzo degli italiani vogliono che si ritorni ad una politica fatta di e da persone competenti, che sappia rappresentare al meglio e con sufficiente credibilità internazionale le istanze di rappresentanza politica ma anche cogliere le opportunità che il futuro ci riserva.
Questa fetta di elettorato non è rappresentata! Questo popolo oggi chiede a gran voce di rientrare nel gioco.
Sta alla politica dei partiti sapere cogliere il guanto di sfida e cercare di cambiare pelle, ma non come un serpente che cambiapelle rimanendo se stesso, piuttosto come una crisalide che mutando pelle, muta ontologicamente il suo essere, diventando farfalla.
Ecco, oggi l’Italia ha bisogno di diventare farfalla, mettere le ali e volare alto, più alto di questi ultimi anni, più alto della retorica demagogica e populista, decisamente più alto! Per tornare ad essere autorevoli e credibili in Europa e nel mondo. Auguri a tutti noi!