Come Croce diceva che è impossibile non definirsi cristiani oggi è impossibile non definirsi liberali, ma al tempo stesso è impossibile non definirsi anche democratici e a favore dello Stato sociale. Siamo figli di diverse culture politiche.
Si è tenuta questa sera l’ultima lezione della Scuola di Liberalismo 2024 della Fondazione Luigi Einaudi. Titolo dell’incontro: “Il sistema politico italiano”, a cura del professor Sabino Cassese. Il professore in oltre un’ora di lezione ha approfondito l’aspetto statico e quello dinamico del nostro sistema politico.
“L’affluenza alle urne, per lungo tempo nel nostro Paese, ha raggiunto il 93%. Dopo un quarantennio abbondante l’elettorato si è abbassato a circa il 70. Ora nelle elezioni politiche nazionali è arrivato a poco più del 60%, mentre alle regionali è arrivato a meno della metà degli aventi diritto. Dati ufficiali Eligendo”. Altri dati Istat, ha spiegato, “riguardano la partecipazione politica attiva e passiva delle persone con più di 14 anni. La prima coinvolge solo il 7% di questi soggetti, mentre la partecipazione passiva raggiunge il 70%. A tutto questo c’è da aggiungere la forte volatilità dell’elettorato. Alle ultime elezioni politiche, rispetto alle precedenti, si sono registrate delle modificazioni radicali”.
Oggi, ha detto Cassese, “abbiamo un sistema basato sul multipartitismo e sappiamo che oggi i partiti hanno perduto quel carattere associativo insito nell’articolo 49 della Costituzione. I partiti avevano, nella prima parte della storia repubblicana, molto più seguito. Questa riduzione della struttura dei partiti dipende dal fatto che questi non sono più ramificati nel Paese come avveniva in passato”.
Un altro cambiamento importante riguarda i media: giornali, radio e tv. “Questo – ha detto il professore – è un cambiamento che viene sintetizzato con due espressioni: si è passati da una comunicazione one to many a una comunicazione many to many, ovvero da una comunicazione che va, ad esempio, dal giornale ai lettori, a una comunicazione che, grazie a internet, può essere da tutti a tutti”.
A cambiare nel tempo è stata anche la struttura del Parlamento, che ha diminuito il numero dei suoi rappresentanti. “Un Parlamento”, ha osservato, “che spesso non realizza più i principi del bicameralismo”, ovvero l’approvazione delle leggi con una reale discussione da una Camera all’altra. ”Quello di oggi viene definito monocameralismo alternato, che si ha quando un atto normativo proposto da uno dei due rami, per la ristrettezza dei tempi, impone al secondo ramo, quello che approva in via definitiva, di ratificare senza modificare. Inoltre va detto che da tempo gli atti normativi primari, quelli aventi forza di legge, sono sostanzialmente decreti legge”.
Il nostro sistema politico, in 78 anni di storia repubblicana, ha avuto 68 governi. “Possiamo dividere questo lasso di tempo in due periodi: fino al 1994 e la fase successiva. Nella prima fase l’instabilità era dovuta alla perdurante presenza della Democrazia Cristiana negli esecutivi”. Una democrazia che era definita fuori dal comune per la sua caratteristica principale: l’assenza di alternanza.
Relativamente all’aspetto dinamico del nostro sistema politico, ovvero al funzionamento del nostro sistema politico, il professor Cassese ha enunciato come problematici: lo squilibrio tra personale politico e personale amministrativo; il passaggio da politiche di tipo ideologico e programmatico a politiche di tipo puntiformi e incrementali (oggi non vi sono più programmi, ma slogan); la carenza di culture organizzative diffuse che si riflette nel sistema politico; il rapido comporsi e scomporsi del sistema politico (alleanze variabili rapidamente).