Si capiscono molte cose, ragionando su Alitalia. Lasciamo da parte il merito, che è relativamente semplice: è stata salvata molte volte; è costata al contribuente, negli anni, 9 miliardi e 450 milioni; continua a perdere soldi; ora il governo si propone di ririacquistarla, mettendoci altri 2 miliardi, per salvare quella che, con un discreto sforzo di fantasia, si continua a chiamare “compagnia di bandiera”. C’è da chiedersi cosa ci sia scritto, su quella bandiera. Ma lasciamo perdere, perché la faccenda ci aiuta a chiarire un punto nodale della nostra realtà politica.
Il ririsalvataggio di Alitalia non è una cosa popolare. Si possono accampare tutte le scuse sovraniste e nazionaliste, ma la zuppa rimane indigesta. Anche perché l’esperienza insegna che dopo averla ririsalvata si dovrà, un domani, riririfarlo. Il che non risulta gradevole. Diciamo che un’opposizione degna di questo nome imbraccerebbe il tema e lo userebbe come arma per contrastare chi governa: perché altri soldi buttati? perché non usarli diversamente? perché farlo senza consultare il popolo, che ieri si voleva chiamare a consulto ogni giorno e su tutto? Già, ma perché gli oppositori non lo fanno? Perché non sarebbero credibili.
Non può usare questi argomenti un Partito democratico che sostenne il ridecollo di Alitalia grazie all’ingresso di Poste nell’azionariato, ovvero di capitale pubblico. Non può Forza Italia, dopo avere detto che il vettore tricolore è essenziale al turismo. Poste non ha cambiato il fallimento, mentre i turisti arrivavano e arrivano, grazie al cielo, con altri mezzi. Restiamo il primo Paese europeo per i turisti che arrivano da fuori Europa, pochi con Alitalia. Chi disse quella roba non ha oggi argomenti da opporre a chi sta facendo quel che loro fecero. È vero che, anche in questo, il governo del cambiamento è il governo della continuità, ma gli ultimi a poterlo denunciare sono quelli che li precedettero in quella bislacca dottrina.
Eccolo il punto: il governo non ha opposizione perché gli oppositori non sono credibili. Ora una domanda più scomoda (per me): perché non prendono forza quanti dissero e ridissero che i salvataggi di Alitalia erano delle castronerie? Perché chi è coerente e sbertucciò lo statalismo degli altri e oggi lo fa con lo statalismo dei presunti nuovi non riesce a imporsi? Temo la risposta: perché lo statalismo spendarolo è la cultura di gran parte degli elettori, che lo detestano quando salva gli altri, ma lo desiderano per essere a loro volta salvati. Da che? Dalla realtà. Quella vincente è la prosopopea demagogica di chi, in nome dell’italianità e della sovranità ha lungamente preparato il terreno all’asservimento e al soccombere sotto il peso di un debito costoso e improduttivo. Salvando i falliti si produce fallimento. Ma i non falliti tacciano e tutti gli altri si predispongono a reclamare d’essere salvati. Ed è questo modo di procedere che avvelena l’Italia.
DG, 14 ottobre 2018