Da tempo si sente parlare dell’innovazione come una leva potenzialmente a disposizione per l’azienda per mantenere la propria competitività, ma anche necessaria per affrontare gli attuali mercati sempre più globalizzati. Indubbiamente la c.d. transizione digitale già ha cambiato in maniera profonda e decisiva le aspettative ed i comportamenti culturali e le dinamiche di mercato in tutti i settori, e si manifesta in termini di “capacità digitali” in senso lato (anche in termini di canali o asset aziendali) che sono fortemente differenziali rispetto al precedente contesto già di pochi anni fa: per questo si cita spesso il concetto di “digital disruption”. La velocità con la quale gli effetti della digital disruption si sono mostrati in ogni ambito e contesto settoriale, amplificata dalla “globalizzazione” che caratterizza ormai quasi tutti i mercati, ha dimostrato che difficilmente le aziende avranno la possibilità di sopravvivere se non mostrano una rapida capacità di adattamento al contesto evolutivo del mercato. Basti pensare all’accelerazione avuta durante e dopo la pandemia Covid.
Dunque più che un’opportunità, o una leva per le aziende/ manager particolarmente preziosa per i grandi e complessi progetti di trasformazione (post merger integration, turn around, ecc.), l’innovazione attualmente rappresenta l’attitudine indispensabile necessaria per garantire la propria sopravvivenza. L’innovazione si associa molto spesso ad “invenzioni” tecnologiche sofisticate in grado di cambiare completamente un settore di business, ma nel recente passato sono state le innovazioni di processo che più frequentemente hanno cambiato completamente la catena del valore del business anche in mercati consolidati e maturi, ne è un esempio emblematico Uber. A prescindere da ogni considerazione relativa al quadro normativo e regolatorio, dove ciascuno può avere una propria posizione, è certamente evidente come una tecnologia disponibile e diffusa applicata in modo innovativo abbia potuto cambiare un intero settore in modo irreversibile.
La progressiva digitalizzazione delle imprese e la pressione competitiva da parte di aziende provenienti da mercati internazionali obbliga, a mio avviso, le aziende nazionali ad identificare interventi di utilizzo della tecnologia disponibile per rendere il proprio modello di business più solido meno rischioso, rafforzando l’efficacia ed in alcuni casi l’efficienza nel rapporto con il proprio mercato. “L’innovazione di processo”, intendendola nell’accezione più ampia del termine, identifica interventi per favorire l’adozione delle tecnologie disponibili da parte delle aziende per accelerare il proprio processo di digitalizzazione. Ad esempio un ambito che ritengo di grande efficacia per avviare progetti di digitalizzazione, che allo stesso tempo è di relativa facilità di implementazione, è l’applicazione della Robotic Process Automation (RPA) ovvero l’automazione attraverso applicativi di robotizzazione di processi aziendali che possono essere applicati a qualsiasi ambito. Non si tratta necessariamente di un’applicazione di intelligenza artificiale, ma anche solo di rendere automatiche attraverso un software attività operative o di controllo che oggi rappresentano molto spesso attività a basso valore aggiunto. La robotizzazione dei processi ha moltissime valenze es. in alcuni casi rende economicamente sostenibili alcuni controlli di business e quindi più efficace l’impatto sul proprio mercato, in altri casi elimina inefficienze di processo, in attività a bassissimo valore aggiunto. Inoltre rappresenta in alcuni casi anche un più agevole modalità di lettura dei dati di business a fronte di un minore sforzo di integrazione tra sistemi a supporto dell’azienda, in special modo nelle medie aziende.
In azienda la digitalizzazione dovrebbe essere un elemento portante della strategia aziendale, volto a cogliere nuove opportunità o rendere più sostenibili il proprio modello di business, infatti la trasformazione digitale:
- non consiste esclusivamente nell’implementazione e adozione delle nuove tecnologie, ma rappresenta l’occasione per ripensare il proprio modello di business, renderlo scalabile e migliorarne la competitività
- consente di sviluppare internamente nuove competenze orami necessarie per competere, creando una cultura aziendale reattiva ai cambiamenti dei propri mercati di riferimento
- definisce nuove modalità di interazione con il proprio ecosistema (clienti/fornitori), con lo scopo di facilitare la scalabilità del business (es. c.d. “integrazione a monte”)
L’innovazione generata attraverso la trasformazione digitale con l’uso di tecnologia già disponibile, per il fatto che non richiede ingenti investimenti, consente l’utilizzo più efficiente del capitale e quindi una maggiore crescita a parità di risorse investite.
La crescita dimensionale è un tema centrale per la competitività dell’azienda, è opinione oramai diffusa, anche alla luce delle evidenze di mercato, che per competere in una dimensione ormai sempre più globale è certamente necessario avere una dimensione adeguata, intesa come la dimensione che consente ad una impresa di avere la capacità di anticipare nuovi trend ed allo stesso modo di aumentarne la resilienza in momenti di shock improvvisi. Nei momenti di crisi è mostrato dalle evidenze che le aziende leader consolidano ulteriormente la propria posizione competitiva.
Il tessuto tipico del nostro paese è caratterizzato da una presenza maggiore delle Piccole e Medie Imprese (c.d. PMI) rispetto agli altri paesi Europei. La classificazione comunitaria prevede la classificazione delle aziende per numero di addetti mostra che in Italia mostra che sulle ca. 4,2 milioni di imprese nel 2020, quelle con più di 50 addetti sono circa 27’000 e generano il 57% del valore della produzione, il 69% degli investimenti ed impiegano piu del 50% dei lavoratori dipendenti.
I medesimi dati di 5 anni prima mostrano come l’incremento della numerica delle aziende con più di 50 addetti sia cresciuta del 5%, mostrando una crescita percentuale più che doppia in termini degli investimenti lordi in beni materiali e dei lavoratori dipendenti. Interessante sarà avere un confronti con le stesse dimensioni post pandemia covid.
La competitività del nostro Paese è certamente condizionata dalla crescita del tessuto delle imprese nazionali in mercati oramai aperti e globalizzati e certamente le iniziative del Governo volte alla modernizzazione del nostro sistema produttivo vanno in questa direzione.
Sono sicuramente trainanti in questa ottica le aziende medio-grandi capaci anche di creare un indotto ed un ecosistema diffuso ed adeguato per il nuovo contesto competitivo.
Certamente la digitalizzazione delle imprese gioca anche un ruolo chiave per avere per l’export, in questo senso ridurre il gap rispetto agli altri paesi dell’e-commerce nazionale potrebbe rappresentare una leva per favorire la commercializzazione dei prodotti Made in italy e favorire la riprese delle filiere produttive nazionali.