L’antifascismo non basta, ci vuole la libertà. La Resistenza come lotta anti-totalitaria. Guerra nazionale e patriottica. Sono i temi affrontati dal professor Gerardo Nicolosi nella lezione “La concezione liberale della Resistenza”, quinto appuntamento della Scuola di Liberalismo 2024 che si è svolto questa nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi.
“La partecipazione dei liberali italiani alla Resistenza deve essere considerata come l’esito del percorso compiuto negli anni del regime fascista, che per gran parte di loro ha avuto inizio nel gennaio del 1925, quando il Partito liberale italiano, sebbene diviso, passò all’opposizione di un governo che sopprimeva le libertà costituzionali e la voce del Parlamento”, ha detto il professor Nicolosi.
“I liberali hanno sempre preferito che la lotta di liberazione fosse condotta da forze regolari. Parteciparono alla lotta armata, ma agirono in modo tale da far confluire le bande in un esercito regolare, tanto è vero che furono tra gli organizzatori del Corpo volontari della libertà”.
All’indomani della liberazione, ha sottolineato, “i grandi partiti misero in piedi un vero e proprio apparato per ricostruire la storia della partecipazione alla resistenza. Un lavoro eccezionale di recupero delle fonti che aveva l’obiettivo della auto-legittimazione. Nel dopoguerra si sviluppò rapidamente una grande storiografia comunista, socialista e cattolica. I liberali hanno mancato questo appuntamento ed è stata una colpa”.