Un recente caso di polemica politica indigna per la sua follia anacronistica e partigiana. Una giovane bimba è stata violentata e trucidata alla fine della Guerra da tre delinquenti e partigiani. Il paese natìo vorrebbe dedicare alla vittima innocente un ricordo, l’associazione dei partigiani si oppone.
Della posizione dell’Anpi penso tutto il male possibile, condivido in pieno le critiche che sono state mosse su queste colonne. Nonostante ciò quel gruppuscolo di ex combattenti (così dicono) ha tutto il diritto di dire ciò che dice e di rivendicarne la pubblicazione.
Ho preso questo esempio che ci fornisce l’attualità e che è talmente lontano oltre che dal buon senso anche dal mio, di senso, per sottolineare come in un paese liberale (non necessariamente democratico, ma sottolineo liberale) la libertà di espressione sia fondamentale e da tutelare, soprattutto quando essa non coincide con l’opinione dei più o di chi governa.
Quando a Friederich von Hayek fu chiesto poco dopo la guerra di compilare la voce Liberalismo politico nell’enciclopedia delle scienze sociali (Handwörterbuch der Sozialwissenschaften) ci ha spiegato di come esso nasca con il partito dei whigs figlio della «gloriosa rivoluzione» del 1688.
Ma ciò che più importante segue: «Il complesso di ideali che caratterizzò questa tradizione può essere riassunto anzitutto nei tre principi strettamente connessi della libertà di opinione, della sovranità della legge e della proprietà privata a cui è connessa l’economia concorrenziale».
Dario Antiseri, nel pregevole libretto della Rubettino Liberalismo politico e liberalismo economico che contiene la traduzione della voce scritta dall’economista austriaco, nota poi come il nuovo liberalismo figlio del pensiero proprio di Hayek e Mises non possa scindere (a differenza di quanto pensava Croce) la libertà economica da quella politica.
Ma tornando ai fondamenti liberali, da cui siamo partiti, Hayek continua: «Di questi tre principi, il più importante, per più di un aspetto, è quello di libertà di opinione. Il convincimento che solo la libertà di discussione porti al superamento graduale dell’errore e che anche ciò che alla grande maggioranza (o agli stessi competenti) appare oggi indubbiamente come errore, possa contenere in sé il germe di una nuova conoscenza futura».
Non credo che ci sia un germe di nuova conoscenza futura nel ritenere che una tredicenne possa essere stuprata e uccisa perché ritenuta fascista, così come non credo che ci sia un germe di conoscenza futura negli insulti che quell’automobilista ha scritto rivolgendosi ad un handicappato che lo ha fatto multare per un parcheggio scorretto, ma ritengo che una società libera debba battersi perché anche costoro abbiano diritto di parola e di stampa.
Non è detto che con gli stessi uno ci esca poi a cena. [spacer height=”20px”]
Nicola Porro, Il Giornale 18 settembre 2017