Al Parco di Villa Piccolo, sabato 2 ottobre 2021, a partire dalle ore 17.00, si è svolto il convegno “La magistratura nel solco di Leonardo Sciascia”. L’evento ha preso le mosse dai temi del libro di Andrea Apollonio (Sostituto procuratore della Repubblica di Patti): “Verità impossibili – Voci dalla magistratura siciliana sull’opera di Leonardo Sciascia”.
Oltre all’autore, sono intervenuti: Andrea Pruiti Ciarello (Presidente Fondazione Piccolo) per un saluto introduttivo, Alessandro Centonze (Consigliere Corte di Cassazione), Bartolomeo Romano (Ordinario di Diritto Penale all’Università di Palermo e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Einaudi), Emanuele Crescenti (Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto), Giuseppe De Gregorio (Consigliere di Corte D’Appello) e altri illustri professionisti della Giustizia.
«Ho visto tante volte la verità confusa e la menzogna assumere le apparenze della verità», questa frase, che Sciascia fa pronunciare al protagonista de “Il Consiglio d’Egitto”, può ben considerarsi il punto di partenza del pensiero del Maestro siciliano così come il fil rouge che lega insieme i contributi dei vari autori che hanno partecipato alla redazione del volume e dei protagonisti che sono intervenuti sabato 2 ottobre. Secondo l’autore, moderatore dell’evento, i giuristi tutti – e i magistrati in particolare – dovrebbero essere i primi a leggere, riscoprire e confrontarsi con l’opera di Sciascia, essendo loro chiamati ad esercitare la giurisdizione, la quale presuppone il concetto stesso di giustizia; concetto che sarà declinato durante l’evento nell’ottica dei rapporti che esso deve avere con la legge, con i limiti e con i principi dello Stato di Diritto, perché anche la giustizia, se non regolamentata può trasformarsi in anarchia.
L’incontro si è soffermato anche sul tema della Magistratura intesa come apparato, e sugli scandali che l’hanno travolta in questi ultimi mesi. Come ebbe a dire Sciascia in linea con la sua formazione illuminista, il potere «non può essere opaco», e oggi è proprio questa opacità, diffusa e strisciante nelle pieghe dell’apparato, a far sentire i cittadini distanti dalla giustizia e diffidenti verso la categoria dei magistrati nel loro insieme.
Ripartire dalle lezioni e dai moniti che il Maestro ha disseminato nei suoi capolavori per rigenerare la magistratura e per risollevarla agli occhi dei cittadini, che non dovrebbero mai diffidare di chi è chiamato a tutelare i loro diritti.