“Il digitale rappresenta uno straordinario strumento di innovazione, ma va governato. Numerose ricerche scientifiche hanno individuato nell’abuso di smartphone la principale causa del crollo verticale delle capacità mentali dei più giovani e della crescita esponenziale dei loro disturbi di ordine psicologico (depressione, ansia, aggressività, squilibri alimentari, tendenze suicidarie), non pensare a regole e a limiti per l’uso degli smartphone da parte di bambini e adolescenti sarebbe da incoscienti”. Lo ha detto il Segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi e direttore dell’Osservatorio Carta, Penna & Digitale, Andrea Cangini, che questa mattina ha partecipato in Senato alla presentazione della petizione: “Stop smartphone e social sotto i 16 e 14 anni: ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”, lanciata dal medico e psicoterapeuta, Alberto Pellai, e dal pedagogista Daniele Novara. “Luigi Einaudi sosteneva che la società ideale è quella che consente a ciascuna persona di sviluppare al massimo le sue potenzialità”, ha aggiunto, “nei giovani sta invece accadendo il contrario. Perciò ritengo che anche chi, come noi, si inspira ai principi liberali non debba avere il timore di usare la parola divieto”.
La petizione, lanciata su Change.org nei giorni scorsi, ha già raccolto 50mila firme e ha suscitato in breve tempo un grande dibattito nell’opinione pubblica. Dopo gli interventi dei promotori, le parlamentari Lavinia Mennuni e Marianna Madia, che hanno organizzato l’incontro insieme alla senatrice Simona Malpezzi, hanno illustrato il loro disegno di legge: “Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”, già depositato in Senato.
“Dobbiamo evitare di attribuire ai genitori un ruolo poliziesco”, ha detto Daniele Novara. “Questi devono essere invece messi nelle condizioni di poter agire all’interno di una cornice normativa chiara. Da soli non ce la fanno”. I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi, ha poi aggiunto, “subiscono due danni: uno diretto, legato alla dipendenza, e uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita”.
È ormai chiaro, sostengono i promotori della petizione, che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo sui social media. “La nostra non è una presa di posizione anti-tecnologica”, hanno spiegato Pellai e Novara, “ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”.
Nel corso dell’incontro la senatrice Lavinia Mennuni ha annunciato la nascita, il prossimo 15 ottobre, di un intergruppo parlamentare in difesa della scrittura a mano in corsivo e della lettura su carta. L’intergruppo, promosso dall’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Luigi Einaudi, ha già raccolto numerose adesioni tra i deputati e i senatori di tutti i partiti.
“Tutte le ricerche ci dicono che negli ultimi quindici anni c’è stata una incrementale riduzione della quantità e della qualità del sonno in età evolutiva e che esiste una correlazione molto significativa tra la tipologia qualitativa e quantitativa di utilizzo dello smartphone e la qualità e la quantità del sonno”, ha detto Pellai. “Il sonno è un fattore di protezione importantissimo per la salute in età evolutiva. Ha un impatto forte sulla salute organica, se dormi meno sei più predisposto a sovrappeso e obesità; ha un impatto forte sulla stabilità emotiva, se dormi bene hai una stabilità emotiva migliore rispetto a chi dorme male; ha un impatto forte sulla qualità dell’apprendimento in età evolutiva, dormire bene favorisce il funzionamento cognitivo”.
Di recente è stata pubblicata sulla rivista scientifica Jama una ricerca che confronta il cervello di bambini in età prescolare che passano alcune ore della giornata a interagire con schermi e a videogiocare, con quello di bambini, di pari età, che invece non videogiocano e partecipano a sessioni di lettura condivisa con adulti di riferimento. “Questo studio”, ha spiegato Pellai, “scopre che i secondi hanno un’ottima organizzazione ordinata delle connessioni sinattiche, quindi la loro struttura anatomo-funzionale supporterà in modo adeguato gli apprendimenti che dovranno fare, mentre coloro che videogiocano, senza l’esperienza della letto-scrittura, hanno un’organizzazione caotica della loro materia bianca”.
Al tavolo dei relatori si sono poi avvicendati i parlamentari che hanno presentato altre proposte di legge sempre in materia di educazione e tutela dei minori nell’uso del digitale. Uno per tutti, Carlo Calenda, il quale sottoscritta la necessità di vietare l’uso degli smartphone al di sotto dei 14 anni, ha ricordato che “dopo l’introduzione dell’automobile, passarono anni senza che alcuna norma ne disciplinasse l’utilizzo. Poi, seppellito un certo numero di morti, fu naturale stabilire regole certe e condivise. Analogo discorso vale per gli smartphone”.