Mi auguro che sia riconosciuto innocente il tabaccaio di Pavone Canavese, Torino, sotto i cui colpi è morto un moldavo ventiquattrenne scoperto di notte a trafficare in negozio. Per una società è sempre meglio un innocente in più e un colpevole in meno, forse a maggior ragione lo è in questo caso, il primo trattato nei confini della nuova legge sulla legittima difesa. Il problema è che, proprio al primo caso, si è subito dimostrato che la difesa non è sempre legittima. Quello era lo slogan facilone e disgraziato di qualche leader politico in perenne alimentazione di consenso, in principio per spingere all’approvazione del- la nuova legge, quindi per esultare a legge approvata: da ora in poi la difesa è sempre legittima! Bel capolavoro, applausi. Penso a quelle facce garrule e a quei petti gonfi di vanagloria, e penso a questo povero tabaccaio che raccontano stravolto, perché uccidere un uomo è anche uno sparo alla propria anima. Ora i suddetti leader fanno uso del poco di prudenza di cui dispongono, si augurano che il prodotto del loro legiferare basti a mettere al sicuro il tabaccaio, siccome loro stessi, adesso, non possono più dirsene così sicuri. Il tabaccaio è indagato, il procuratore saggiamente ha misurato le parole: non si tratta di criminalizzare nessuno – ha detto – una persona è morta, bisogna chiarire. E cioè bisogna chiarire se, per quanto ampliata rispetto alla precedente legge, la difesa dell’indaga- to è stata legittima o, ed evidentemente non lo si può escludere, eccessiva. La difesa non è sempre legittima: conviene saperlo, ora che è finita la televendita.
Mattia Feltri
La Stampa, 8 Giugno 2019, pag. 1