La scuola nell’ottica del pensiero liberale è stata al centro del nuovo incontro della “Scuola di Liberalismo”, con la relazione, tenutasi nell’aula “Boris Giuliano” di via Pietro Castelli, del coordinatore Pippo Rao, esperto di politiche scolastiche, già preside a Brescia e Messina, ex assessore comunale, e componente della Commissione nazionale scuola del Pli, per cui è stato coinvolto nei progetti di riforma scolastica. L’incontro è stato introdotto dall’ex senatore liberale Enzo Palumbo, che ha presentato Rao come attento «uomo di scuola impegnato nella cultura e nella politica».
Rao ha toccato diversi punti nodali del mondo della scuola, con particolare attenzione al rapporto tra formazione e mondo del lavoro e delle professioni, tropo spesso disarmonici e poco dialoganti tra loro. La visione liberale prevede una scuola autonoma, libera e aperta in modo sempre dinamico alla società, capace di salvaguardare e migliorare le istituzioni democratiche: Malagodi affermava infatti che la scuola riguarda la stessa sopravvivenza della democrazia liberale.
«Bisogna garantire che la libertà del mondo scolastico sia scevra da interferenze e abusi, e soprattutto non sia subalterno a modelli preordinati», ha osservato Rao,
che ha ribadito l’importanza della tutela dei principi della libertà di insegnamento ed i apprendimento. Altro punto significativo è quello relativo al diritto allo studio, che troppo spesso non viene garantito dallo stato. Fu un ministro liberale, il messinese Gaetano Martino, ad adoperarsi per primo per stanziare 500 mila lire l’anno per le borse di studio. Tra i punti più discussi, il valore legale del titolo di studio, che veniva messo in discussione già da Einaudi, e il tema, sempre scottante, del rapporto tra scuola pubblica e privata o paritaria. Il grande filosofo Benedetto Croce, che fu il primo promotore degli esami di stato, era convinto che il confronto tra pubblico e privato nel campo educativo e formativo potesse essere uno strumento migliorativo per entrambi i mondi. Altro riferimento liberale, la figura del ministro Valitutti, con cui Rao ha collaborato, il quale amava dire che gli specialisti di ogni settore devono essere format i “umanisticamente” per evitare l’inaridimento e la limitazione della loro azione. Un invito sempre presente a guardare alla formazione come un settore aperto e interdisciplinare, legato al mondo delle scienze umane e ai classici.
Sergio Di Giacomo