Fin dai primi giorni successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a molti osservatori è parso logico, ragionevole e moralmente giusto ipotizzare l’utilizzo di parte delle ingenti riserve russe, che sono state congelate in seguito alle sanzioni elevate contro l’invasore, per supportare la riparazione dei danni subiti dal paese invaso e la sua ricostruzione.
Eppure, la realizzazione di quello che appare a tutti un ovvio atto di giustizia si scontra con la necessità di rispettare i principi del diritto internazionale e i fondamenti stessi alla base delle società aperte. Per quanto possa apparire paradossale, la necessità di procedere in modo conforme alle leggi e nel rispetto dei trattati internazionali demarca la differenza tra i regimi totalitari e le democrazie liberali.
Secondo un editoriale dell’Economist, una strada strada praticabile che rispetti i pricnipi del diritto internazionale consiste nel sequestrare inizialmente solo i proventi generati dalle attività finanziarie congelate, che su un totale di 225 miliardi di dollari a un tasso del 2% potrebbero valere circa 3 miliardi all’anno. Negoziare che il pagamento dei danni da parte della Russia costituisca una condizione per il rilascio delle riserve e per l’allentamento delle sanzioni. In ultima istanza attivare un processo che rispetti il diritto internazionale in modo da garantire una base legale per giustificare l’imposizione alla Russia del pagamento dei danni arrecati all’Ucraina.
È anche per questo che i tiranni e i dittatori sembrano forti e le democrazie liberali deboli, i primi possono invadere, sequestrare e depredare, senza doversi preoccupare di nulla, le seconde devono rispettare le regole e i principi fondamentali che garantiscono i diritti di tutti. Tuttavia la storia ci insegna che la forza delle società libere risiede della capacità di mobilitare le energie migliori dei propri cittadini, di promuovere l’innovazione, il progresso e la creazione di ricchezza che gli ha consentito fino ad oggi di avere la meglio contro i regimi totalitari che si reggono sulla violenza e sulla paura.