In apertura ricordo come sempre che in Europa, alle porte di un’area che ha beneficiato di uno dei più lunghi periodi di pace della storia di questo pianeta, si combatte ancora la guerra per la libertà del popolo ucraino contro l’invasore russo. Un pensiero anche al conflitto in Medio Oriente con la speranza che si possa cessare il prima possibile e con il minor numero di vittime.
Di recente alcuni politici tra cui Carlo Calenda hanno “denunciato” la significativa riduzione della produzione di automobili nel nostro paese e lamentato la mancanza di reazione da parte dei sindacati, il silenzio colpevole e interessato dei media e la totale latitanza della politica.
Come spesso accade del nostro paese si tratta di una osservazione corretta mossa per i motivi sbagliati e soprattutto indirizzata a promuovere delle cure che sarebbero molto probabilmente peggiori del male.
Se alcune produzioni si riducono nel nostro paese oppure vengono trasferite all’estero, non dovremmo concentrarci su una opposizione sindacale, che risulterebbe simile all’esercizio di fermare il vento con le mani o richiedere l’ennesimo intervento della politica, che in passato ha portato danni al sistema paese, e che è esso stesso una delle cause che hanno portato alla riduzione della produzione.
Imporre per legge o ottenere previa ingerenza politica che qualcosa venga prodotto in Italia a prescindere dalla convenienza economica è la miope ricetta per il fallimento e un sicuro aggravio di costi per i contribuenti.
Domandiamoci come rendere più efficiente il nostro sistema produttivo, come fare in modo che possa attrarre capitali dall’estero e in quali tipi di formazione investire per rendere il capitale umano dei nostri lavoratori resistente all’obsolescenza e alla concorrenza dei paesi con un più basso costo della vita.
Il dito delle produzioni che si riducono, indica a ben guardare la realtà di un ambiente ostile all’impresa e con un tessuto economico scarsamente produttivo è questo che dovrebbe costituire un’urgenza per la politica, non la difesa dello status quo.