Episodio 11 – La saggezza dei tecnici e l’insipienza dei politici
L’incarico conferito a Mario Draghi per la formazione di un governo è di sicuro un’ottima notizia.
Tuttavia la necessità di richiamare in servizio un banchiere centrale, per sopperire alla conclamata assenza di statisti all’altezza della situazione, certifica anche il fallimento di un’intera classe politica, già incapace di esprimere una leadership credibile in circostanze ordinarie, e maggior ragione inadeguata per fronteggiare eventi eccezionali come la pandemia e la crisi economica che ne deriva.
Con riferimento al particolare momento storico, una buona dose di competenza tecnica e una ragionevole distanza dai giochi della politica costituiscono caratteristiche preziose.
Nel regolare delicate misure che limitano la circolazione e le attività economiche per motivi sanitari è fondamentale basare le scelte impopolari su metriche obiettive e mantenere la massima trasparenza nei processi decisionali. Una condotta particolarmente difficile per i politici abituati a narrazioni svincolate dalla realtà che stanno in piedi grazie alla complicità criminale degli organi di informazione.
La fondamentale occasione del Recovery Fund, di cui abbiamo già parlato in questo podcast, era già stata fraintesa come l’ennesimo attacco alla diligenza da una casta politica concentrata sulla propria autoconservazione in base a un orizzonte non più lungo della prossima tornata elettorale.
Per quella che agli italiani appare come una missione impossibile non si può immaginare candidato migliore dello statista che ha già dato prova di riuscire a salvare il fragile edificio dell’Unione Europea dal difetto di costruzione di fondamenta politiche inadeguate.
Se nell’immediato un esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE rappresenta il bicchiere mezzo pieno, la mancanza di una valida proposta politica per la fase successiva costituisce di fatto una spada di Damocle che non possiamo ignorare.
L’emergenza e le circostanze eccezionali non possono e non devono durare per sempre e dunque la missione di Draghi ha contorni definiti e una durata prestabilita. Si tratta di una fondamentale occasione per costruire un’alternativa valida alla cultura e alla politica degenerate che hanno portato alla rovina del nostro paese.
Se sprechiamo questa opportunità avremo giocato la nostra carta migliore solo per comprare un effimero rinvio al declino di una nazione che a quel punto diventerà ineluttabile.