#laFLEalMassimo – Episodio 14 – Indagine sui Rider: Ipocrisia, Diritti e Libertà

#laFLEalMassimo – Episodio 14 – Indagine sui Rider: Ipocrisia, Diritti e Libertà

 

Episodio 14  Indagine sui Rider:  Ipocrisia, Diritti e Libertà  

La procura di Milano, dopo una approfondita indagine realizzata dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, ha contestato alle principali società di delivery Food diverse irregolarità e violazioni della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori.

In ballo ci sono sanzioni per un controvalore di circa 733 milioni di euro che potrebbero essere ridimensionate di tre quarti a fronte dell’assunzione dei 60 riders.

La regolamentazione dei cosiddetti Gig workers è un tema complesso, che si presta a facili strumentalizzazioni ideologiche e mette in luce come in molti casi le regole che disciplinano le prestazioni lavorative siano inadeguate rispetto alle evoluzioni dei rapporti tra lavoratori e imprese.

A testimonianza del carattere controverso della questione si può portare anche l’esperienza della legislazione nota come Assembly Bill 5 introdotta in California per imporre a compagnie come Uber e Lyft di applicare ai propri collaboratori le tutele dei lavoratori dipendenti. In seguito alle modifiche apportate dalla proposition 22 è stato poi consentito alle società che costituivano l’obiettivo originario della disposizione di continuare a trattare autisti e fattorini come collaboratori indipendenti.

Fatta la dovuta e doverosa premessa, che le tematiche di sicurezza e tutela dei lavoratori non sono e non dovrebbero essere messe in discussione, il nodo centrale della questione risiede nella semplice constatazione che le normative concepite per regolare i rapporti tra grandi imprese industriali e moltitudini di lavoratori che svolgono mansioni ripetitive in orari prestabiliti e mal si conciliano con le condizioni di estrema flessibilità rese possibili dalla tecnologia e dalle diverse sensibilità e preferenze dei lavoratori contemporanei.

Accanto ai lavori tradizionali che si svolgono in uno spazio e in un tempo definito e determinabile ex ante, abbiamo lavori che si possono fare da casa, dove non è possibile o conveniente approntare tutti i presidi e le attrezzature di un ufficio; lavori che si fanno una volta o due volte a settimana, o quando capita o quando se ne ha voglia e/o bisogno o comunque sulla base delle necessità di chi ricorre ad una piattaforma per commissionare una consegna, una corsa o qualche altra attività.

Per non nasconderci dietro un dito questo nuova prospettiva evidenzia numerosi aspetti controversi e sconvenienti: ci sono lavori che valgono sorprendentemente poco, come scrivere un articolo giornalistico, che si limiti a riassumere o rielaborare in modo marginale un contenuti prodotti e diffusi da altri senza alcun contributo originale o attività di approfondimento. Ci sono servizi che possono esistere solo se qualcuno accetta di svolgerli “a chiamata”, su base variabile e per un compenso che non ha senso valorizzare su base temporale.

Quanti lavoratori a tempo indeterminato consegnavano pizze e panini prima dell’avvento degli smartphone? Quanto ha senso offrire un servizio di consegna a domicilio, che, se svolto da personale assunto a tempo pieno, finirebbe per costare più dei prodotti che vengono recapitati?

C’ è una profonda e insopportabile ipocrisia nella battaglia ideologica per l’attribuzione ai lavoratori di tutele tanto estese da erodere la convenienza di chi dovrebbe acquistarne i servizi.

L’epoca delle fabbriche infernali, dove i lavoratori operavano in condizioni disumane e per orari insopportabili semplicemente non esiste più e, come testimoniato dalle sanzioni comminate alle imprese del food delivery la battaglia per una normativa, che tuteli adeguatamente la sicurezza e la salute dei lavoratori è stata vinta da tempo.

Fuori dall’ipocrisia di circostanza e dalle bandiere ideologiche, è necessario riconoscere che il modello di business per la fornitura di servizi di consegna a domicilio dei pasti, non è compatibile con i contratti che regolano i rapporti di  lavoro delle imprese industriali. Possiamo allora domandarci se in nome di un ideale astratto ideale di lavoro dipendente tutelato, sia opportuno interferire nella libertà dei singoli di decidere quanto, quanto e per quale compenso impiegare le proprie energie, tenendo presente che questa interferenza potrebbe portare danno sia agli individui che desideravano svolgere il lavoro, sia a quelli avrebbero voluto commissionarlo.

Dunque, sul piano umano e civile è fondamentale rispettare i diritti di tutti i lavoratori e tutelare quelli che, trovandosi in condizioni di bisogno o di fragilità potrebbero accettare condizioni particolarmente penalizzanti. Ma questa attività di tutela può essere svolta imponendo meccanismi di assicurazione obbligatoria e verifiche ispettive sulle condizioni di sicurezza nelle quali i lavoratori operano, senza la necessità di interferire in modo indebito sulla libertà personale.

Come evidenziato dalla teoria economica, una delle determinanti per l’esistenza delle imprese è la presenza di elevati costi di transazione nei rapporti tra gli individui. La tecnologia consente di ridurre drasticamente questi oneri e di realizzare una contrattazione diretta tra le parti che, in assenza di intermediazione, ottengono un benessere maggiore.

Insistere con l’ossessione dirigista di imporre regole troppo rigide a contesti nei quali trovano scarsa applicazione finisce con il danneggiare tutte le parti in causa: insistere con l’imposizione nei confronti delle imprese di food delivery dell’assunzione dei rider comporterà verosimilmente la loro chiusura privando i lavoratori della propria occupazione e i clienti di un servizio particolarmente utile in un momento in cui sussistono limitazioni alla circolazione legate alla pandemia.

La strada più razionare per contemperare tutti gli interessi in gioco passa dalla introduzione di una normativa ad hoc che pur prevedendo tutele maggiori per i lavoratori, preferibilmente sotto forma di obblighi assicurativi, consenta sufficiente flessibilità nella gestione degli orari e dei compensi da consentire al settore di sopravvivere.

Riferimenti 

https://www.wired.com/story/whos-still-covered-californias-gig-worker-law/ 

 https://www.ilsole24ore.com/art/deliveroo-glovo-uber-eats-e-foodora-sotto-scacco-pm-milanesi-sanzioni-733-milioni-ADzTFqLB

https://www.wired.com/story/200-million-uber-lyft-write-own-labor-law/

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