Episodio 19 – Sud: Progetti per prolungare la dipendenza
“SUD – progetti per ripartire” è il titolo dell’iniziativa promossa del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, un progetto di ascolto e di confronto tra identità e competenze differenti, su priorità e metodi da seguire per la progettazione e la realizzazione degli interventi legati al recovery fund
L’elemento che ha catturato la maggiore attenzione dei media, tanto di massa quanto sui social network, è il progetto di assumere 2800 tecnici per supportare la Pubblica Amministrazione nell’attuazione del recovery plan. CI sono almeno tre considerazioni che si possono fare a questo proposito.
La prima e più neutrale è che evidentemente amministrazioni che si sono dimostrate incapaci di “spendere” i fondi europei in circostanze ordinarie difficilmente potrebbero gestire progetti fuori dall’ordinario come quelli legati al Recovery Fund. Dunque è necessario attingere risorse dall’esterno e, anche alla luce delle polemiche a cui abbiamo assistito con una consulenza banale come quella affidata alla McKinsey meglio organizzare un bel concorsone.
La seconda considerazione, un po’ più maligna riguarda il vizietto storico di imbarcare personale nella PA in occasione di progetti temporanei per poi “stabilizzarli” alla prima occasione utile come da ultimo accadrà probabilmente ai navigator di cui ci siamo occupati nello scorso episodio.
La terza più strutturale riguarda come inquadrare l’inserimento di nuove risorse all’interno di un sistema che presenta evidenti necessità di ristrutturazione che non possono prescindere da una riduzioni o riqualificazione di personale che ad oggi risulta di fatto ridondante o male impiegato.
Spiace per il governo Draghi, che pure sta velocemente consumando l’apertura di credito legata alla reputazione e credibilità del presidente, ma il Sud non riparte da una nuova infornata di statali e neanche dalle pur imponenti risorse che verosimilmente questa volta saremo, con orrida terminologia purtroppo necessaria, capaci di spendere.
La dipendenza delle regioni meridionali da misure straordinarie, sussidi e in ultima istanza dall’intermediazione dello stato è il problema che da più di un secolo si confonde con la soluzione.
Non si possono ignorare le circostanze eccezionali in cui viviamo e sarebbe folle rifiutare le risorse che la Commissione Europea potrà mettere a disposizione grazie al Recovery Fund. Occorre tuttavia avere il coraggio di affrontare le profonde necessità di ristrutturazione del ruolo svolto dalle pubbliche amministrazioni e di riqualificazione del personale che costituiscono una criticità comune a tutto il sistema paese, che nelle regioni del sud trova solo una intensità superiore alla media.
Non solo il sud, ma tutto il paese, riparte se si offre ai cittadini un valido incentivo a camminare con proprie gambe e ad attivarsi anche assumendosi qualche rischio calcolato e mitigato dalle opportune reti di protezione per creare valore per se stessi e per la collettività.
In mancanza di un progetto di radicale riforma non possiamo che attenderci che la storia si ripeta e che i risultati degli ingenti flussi di spesa pubblica diretta al sud si rivelino gli stessi che ancora vediamo rappresentati nel paesaggio lunare dello “sterminator vesevo” che ispirò al poeta un giudizio ancora valido per il ripetersi di certe politiche di coesione “Dipinte in queste rive/son dell’umana gente/le magnifiche sorti e progressive.”