#laFLEalMassimo – Episodio 29 – Il blocco dei licenziamenti danneggia i lavoratori più deboli

#laFLEalMassimo – Episodio 29 – Il blocco dei licenziamenti danneggia i lavoratori più deboli

Episodio 29 – Il blocco dei licenziamenti danneggia i lavoratori più deboli

Continuano le discussioni sul blocco dei licenziamenti e non sorprende che i partiti politici facciano a gara per chiedere l’ennesima proroga nella speranza di captare la benevolenza dei lavoratori dipendenti. Il tutto sulla base di retorica paternalista, senza la minima analisi degli effetti concreti di questa misura, ma soprattutto in totale spregio delle categorie di lavoratori più deboli, quelle che non dispongono di un contratto a tempo indeterminato e sulle quali fino ad oggi si sono scaricati integralmente gli oneri di aggiustamento del mercato del lavoro a causa della pandemia.
Secondo uno studio dell’osservatorio dei conti pubblici italiani L’Italia è l’unico paese europeo ad aver introdotto un blocco generale sui licenziamenti economici; nel resto d’Europa solo Spagna e Grecia hanno introdotto sospensioni ai licenziamenti economici, ma meno estese rispetto al nostro paese. Nonostante queste misure Italia, Spagna e Grecia non solo hanno registrato un calo dell’occupazione nel 2020 è all’incirca uguale a quello medio europeo, ma in via quasi paradossale hanno visto una riduzione maggiore rispetto ad altri grandi paesi europei quali Francia e Germania, che non hanno introdotto alcuna sospensione.
In Italia, il calo delle cessazioni determinato dal blocco non è riuscito a ovviare alla diminuzione della creazione di nuovi posti di lavoro, il che ha generato un saldo netto negativo sull’occupazione complessiva.
A tal proposito anche nelle raccomandazioni della commissione Europea possiamo leggere che Politiche come il divieto generale di licenziamento tendono a influenzare la composizione ma non la portata dell’aggiustamento del mercato del lavoro».
Dunque il blocco dei licenziamenti è un feticcio ideologico, che molto probabilmente non aiuta l’occupazione, ma esaspera le disparità e il dualismo tra lavoratori protetti e lavoratori. A questo va aggiunto, che introdurre delle forzature del mercato del lavoro che potrebbero generare effetti opposti a quelli desiderati: le imprese che non possono aggiustare il numero di dipendenti alle proprie esigenze produttive e alle condizioni generali del sistema economico, potrebbero investire in automazione con il risultato di ridurre l’occupazione complessiva.
Dunque dietro la retorica sul rinnovo, cavalcata da quasi tutte le forze politiche, c’è una visione miope, che nel breve termine penalizza i più deboli e, nel medio potrebbe creare forti difficolta di reinserimento per i lavoratori meno qualificati.

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