Nuovo episodio de la #FLEalMassimo parliamo di Amazon, Smartworking e Automazione.
Il colosso dell’ecommerce ha reso noto qualche giorno fa che attuerà una politica di smartworking perenne nel senso che non sarà previsto obbligo di presenza in ufficio. Si tratta di un cambio radicale rispetto all’impostazione quanto dichiarato solo poco tempo fa che prevedeva almeno tre giorni in presenza.
Naturalmente questa apertura è limitata al personale per il quale il lavoro da remoto è applicabile perché una parte rilevante dei dipendenti e collaboratori svolge mansioni come logistica, spedizioni e similari che non possono essere remotizzate.
Questa notizia può essere letta in parallelo ad altri 2 temi di cui ci siamo occupati in passato: l’automazione e la “distruzione” di posti di lavoro, così come responsabilità e flessibilità dei rapporti tra lavoratori e datori che sono la criticità al centro delle discussioni sullo smartworking nella pubblica amministrazione.
Perché amazon si può permettere lo smart infinito mentre brunetta vuole incatenare i dipendenti pubblici e sostiene di fare anche il bene dell’economia? Con una piccola provocazione si può dire che l’azienda americana ha clienti molto soddisfatti e la capacità manageriale e tecnologica di fare in modo che il lavoro agile sia una fantastica opportunità per migliorare il benessere dei dipendenti e la produttività.
Brunetta ha dalla sua parte un longo corso di luoghi comuni sugli statali fannulloni, una utenza della PA che senza entrare nel quantitativo potremmo dire che è meno soddisfatta dei clienti amazon, ma soprattuto una evidente incapacità di distinguere chi lavora e crea valore per tutti da chi si nasconde dietro le pieghe e le piaghe della burocrazia.
Sappiamo tutti che lo stato non è un azienda e non è possibili, utile o opportuno applicare logice aziendalistiche alle amministrazioni pubbliche. Cionondimeno, se vogliamo che la PA possa raccogliere le sfide dell’innovazione in termini di benessere dei dipendenti e produttività del lavoro svolto non possiamo esimerci dal chiedere che si riesca a mettere in piedi un meccanismo efficace di controllo che monitori quantità e qualità del lavoro svolto, oltre che soddisfazione dell’utenza e richieda ai lavoratori che desiderano i vantaggi del lavoro agile di accettare anche le responsbilità e la necessaria flessibilità che a questi sono collegati.
Un saluto dalla #FLEalMassimo di e con Massimo Famularo ogni settima per la Fondazione Luigi Einaudi. Arrivederci.