Bentornati alla #FLE al massimo, di un riconoscimento al nostro paese di cui non è chiaro quanto sia il caso di andare fieri.
L’Economist ha attribuito all’Italia il titolo di paese dell’anno e lo ha fatto “Non per la bravura dei suoi calciatori, che hanno vinto gli Europei, non per le sue pop star, che hanno vinto l’Eurovision, ma per la sua politica”. Il giornale che aveva così spesso criticato la classe dirigente del nostro paese, alla quale dobbiamo il record non invidiabile di una ricchezza pro capite nel 2019 inferiore a quella del 2000 ha deciso di riconoscere che Mario Draghi, è un premier competente e rispettato a livello internazionale.
Per una volta, un’ampia maggioranza dei suoi politici ha seppellito le proprie differenze per sostenere un programma di riforme profonde che dovrebbe significare che l’Italia ottiene i fondi a cui ha diritto secondo il piano di ripresa post-pandemia dell’UE. Il tasso di vaccinazione contro il Covid 19 in Italia è tra i più alti d’Europa. E dopo un 2020 difficile, la sua economia si sta riprendendo più rapidamente di quelle di Francia e Germania.
Quanto dovremmo compiacerci per questo riconoscimento? Ricordiamo che il premio non va al più grande, al più ricco o al più felice, ma a quello che secondo la redazione del giornale è migliorato di più nel 2021. I vincitori passati hanno incluso l’Uzbekistan (per aver abolito la schiavitù), la Colombia (per aver fatto la pace) e la Tunisia (per aver abbracciato la democrazia).
Nel 2021 tra i candidati c’era il Samoa dove i tribunali hanno disinnescato una crisi costituzionale, buttato fuori il partito al potere da 33 anni e un primo ministro che sosteneva di essere stato scelto da Dio, e installato una riformista, la prima donna a ricoprire il ruolo e la Moldavia, uno dei paesi più poveri d’Europa, per lungo tempo snodo del riciclaggio di denaro russo. Ma alla fine del 2020 ha eletto la presidente Maia Sandu, che si occupa di corruzione, e nel 2021 ha dato al suo partito il controllo del parlamento.
Quindi mentre i turbo socialisti saranno già li fuori a dire che l’Economist da i premi ai suoi amici come Draghi noi che siamo persone più serie riflettiamo su quanto il nostro paese fosse indietro e di come un recupero anche significativo in termini relativi, vada considerato in assoluto come un punto di partenza e non di arrivo.
Avete ascoltato la FLE al Massimo per la Fondazione Luigi Einaudi arrivederci alla prossima settimana.