Benvenuti al nuovo episodio della FLE al Massimo, questa rubrica porta avanti il suo sostegno al popolo Ucraino e dunque celebra la ritirata dell’invasore russo da Kherson.
Nell’episodio di oggi provo a spendere qualche parola su un atteggiamento che non esito a definire ipocrita, che nasconde dietro un autoproclamato e sedicente pacifismo l’incapacità di distinguere le ragioni della nazione invasa e i torti chiaramente attribuibile all’invasore.
Tutti siamo a favore della pace e del rispetto della vita umana. Almeno tutti gli esseri umani degni di questo nome respingono la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli, ma anche semplicemente come processo di distruzione e devastazione di individui e civiltà. Dunque, tutti desideriamo la pace e la cessazione delle ostilità.
Tutta la storia del genere umano ci insegna tuttavia che la pace non è una condizione che si ottiene con le dichiarazioni di intenti o con le manifestazioni di buona volontà. Si tratta di una condizione precaria e fragile che è il risultato dalle vittorie passate sui regimi totalitari e sulla sconfitta delle ambizioni di conquista da parte di chi non esita a calpestare i diritti umani per conseguire i propri obbiettivi politici ed economici. Si tratta di uno status che si regge sul potenziale di deterrenza nei confronti di chi vorrebbe minacciare la libertà e l’esistenza stessa delle società aperte.
Dunque è profondamente ipocrita parlare di pace come se fosse un obbiettivo raggiungibile senza combattere e resistere l’offensiva russa. Non ci può essere dialogo con un regime spietato che non esita a calpestare i diritti umani e non offre alcuna garanzia di tenere fede ai propri impegni. Inoltre, qualsiasi rallentamento o esitazione nel contrasto militare alla Russia aggrava la devastazione e la perdita di vite umane in Ucraina.
L’unica via concretamente possibile per raggiungere la pace passa dalla conmpleta sconfitta militare della Russia che a giudicare dagli eventi recenti potrebbe non essere troppo lontana. Slava Ucraini.