Le idi di Marzo del 2017: un segnale di speranza per gli europei

Le idi di Marzo del 2017: un segnale di speranza per gli europei

Le idi di Marzo del 2017 d.C. non passeranno alla Storia come quelle del 15 Marzo a.C., ma sicuramente avranno notevole rilevanza per la cara, vecchia, Europa e non solo.

Qualche giorno fa un Paese, socio fondatore dell’UE, ha lanciato un segnale di speranza che va molto al di là del voto espresso dai suoi cittadini per il rinnovo del Parlamento.

In una delle più importanti nazioni Europee, l’Olanda, generalmente rappresentata come la patria della tolleranza, i cittadini-elettori, hanno detto no alle paure, spazzando via con un voto intelligente e responsabile i profeti di sventure, che si annidano un po’ ovunque nei Paese dell’UE.

L’Olanda ha dato una vittoria chiara e netta ai liberali, non solo a quelli del Primo Ministro uscente, contenendo le spinte dell’intolleranza, ivi rappresentate dal partito sovranista di Geert Wilders.

La prima riflessione che occorre fare è che spesso (quasi sempre) gli elettori sono più saggi degli urlatori di professione, ben annidati, con il ventre e il portafoglio gonfio, nei talkshow televisivi e spesso anche nei giornali e nei social, piazza virtuale legibus soluta e spesso anche intelligentia soluta.

La considerazione immediatamente successiva è che fanno male i leader delle forze moderate di destra e di sinistra italiane ad inseguire i populismi di ogni colore.

Renzi e Berlusconi pare che continuino a ragionare con la testa rivolta al maggioritario.

Sarebbe letale per loro se non dovessero invertire la rotta.

Un’annotazione a margine ci sarebbe da fare sul sistema proporzionale, tanto bistrattato da parte dei vedovi del maggioritario (o pseudo tale). L’Olanda che tanto bene ha votato a detta di “quasi” tutti, ha un sistema iper-proporzionale; l’Italia di questi anni, con i suoi sistemi maggioritari truccati non mi pare abbia dato grande prova di sé, anche nelle urne.

La lezione che ci viene dall’Olanda e probabilmente quella che ci arriverà a breve dalla Francia, dove Macron si è letteralmente inventato un partito liberale ed europeista con il quale sta scalando l’Eliseo, è una sola: populismi e sovranismi vari, in salsa grillina o salviniana, non si sconfiggono inseguendo gli stessi sul terreno a loro più favorevole, ma con una politica chiara e coraggiosa.

Se gli appartenenti al Partito Popolare Europeo (Berlusconi e cespugli vari popolar-centristi) e quelli aderenti al Partito Socialista Europeo (Renzi e i tanti partitini di sinistra), non possono o non sono in grado di farlo, per la loro storia, per scelta o semplicemente perché costretti a mediazioni successive, perché non farlo con una forza politica nuova che senza infingimenti e tentennamenti si iscriva di diritto nella grande famiglia liberale europea e provi a parlare alla testa e non solo alla pancia degli italiani?

Una forza che tragga origini dalle nobili culture laico-liberali radicate (ancorché minoritarie) nel nostro Paese; che si proponga di liberare l’Italia dalle tante pastoie che l’affliggono, dalla zavorra statalista-assistenzial-burocratica che la tira giù, sempre più giù in un gorgo senza fine.

Peraltro, tale forza occuperebbe uno spazio oggi vacante. Infatti delle tre grandi famiglie europee (popolare, socialista e liberale), solo in Italia, tra i grandi Paese europei, è assente una rappresentanza liberale.

Tale rappresentanza dovrebbe caratterizzarsi su alcuni chiarissimi temi, fortemente identitari dalla cultura liberal-democratica, provocatoriamente razionali, nelle corde di una forza politica quale quella auspicata.

Europei ed europeisti, senza se e senza ma.

Più Europa e non meno Europa, con il corollario del necessario completamento delle istituzioni Europee (un Governo, una politica estera, una politica economica, e non solo finanziaria, comune) è la ricetta per migliorare questa Europa.

Una politica fiscale equa e non vessatoria, in linea con gli altri Paesi europei, applicata da uno Stato che abbia ben chiari i propri compiti, ma anche i propri limiti, consapevole che i posti di lavoro non si creano per legge, ma favorendo virtuose condizioni di mercato che portino nuovi investimenti.

Una Giustizia anch’essa in linea con gli altri Paesi Europei, che non faccia fuggire gli investitori e che assicuri al cittadino la certezza del diritto. Un sistema europeo che, innanzi tutto, riformi l’insopportabile anomalia, tutta e solo italiana, di Giudici e Pubblica Accusa che fanno parte dello stesso ordine professionale.

Come si vede pochi, chiari, punti programmatici. Senza compromessi verso il vero o presunto populismo imperante. Saremo minoranza? Forse sì. Ma, finalmente, potremo respirare a casa nostra, condividendo idee e sentire comune.

È l’augurio che faccio all’Italia, ai liberali italiani e a quello che da sempre rappresenta un simbolo per il liberalismo nel nostro Paese: L’Opinione, che oggi rinasce più forte e bella che pria.

Per quanto ci riguarda, come Fondazione Einaudi, continueremo a fare quello che facciamo da cinquantacinque anni: proporre, sollecitare, produrre idee liberali, consapevoli che anche le prediche inutili, prima o poi diverranno utili.[spacer height=”20px”]

Giuseppe Benedetto, supplemento L’Opinione aprile 2017

 

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