“Le riforme (in)costituzionali” è il titolo della decima lezione della Scuola di Liberalismo 2024 promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi. Questa sera a tenere l’incontro è stato un docente di eccezione, il presidente Giuseppe Benedetto.
Oggi l’attuale esecutivo, in nome della stabilità del governo, propone la riforma del Premierato. “È vero, dice Benedetto, “in Italia si sono succeduti 68 governi in 76 anni di Repubblica, numeri enormi, impietosi, in confronto a quelli delle altre grandi democrazie occidentali. Certamente abbiamo un problema legato alla stabilità dei nostri governi, inutile negarlo, ma riguardo alla riforma proposta dal governo Meloni, faccio mie le parole del presidente Giuliano Amato che, alla domanda di un giornalista di La Repubblica “perché il premierato elettivo rappresenta uno strappo rispetto al sistema parlamentare che abbiamo fin qui conosciuto?”, ha risposto: “È uno sconvolgimento proprio in termini tecnici. Il nostro sistema di governo è fondato sul Parlamento come interprete primo della sovranità popolare e quindi fonte di legittimazione degli altri organi costituzionali, dal governo alla presidenza della Repubblica e in parte alla stessa Corte Costituzionale. Quindi introdurre per uno di questi organi una diretta legittimazione popolare significa squilibrare un’architettura che è fondata tutta sul Parlamento”.
Per vedere approvata una legge costituzionale oggi è previsto un iter estremamente farraginoso, in base a quanto stabilito dall’articolo 138 della Costituzione. La Fondazione Einaudi, ha detto Benedetto, “ritiene che l’unico modo di derogare al suddetto articolo, per snellire i processi di riforma, sia attraverso l’istituzione di un’assemblea, con valenza costituzione, che metta mano alla seconda parte della Carta”. Citando il giurista Piero Calamandrei, Benedetto ha ricordato che “la Costituzione deve essere presbite, deve vedere lontano, non essere miope”.
Al nostro Paese servirebbe un’assemblea composta da membri eletti mediante un sistema proporzionale puro, senza soglie di sbarramento. Su questo la Fondazione Einaudi ha elaborato un disegno di legge, depositato da tempo in Parlamento, che prevede un metodo di raggiungimento delle riforme efficace, rapido e attento a garantire un processo democratico e partecipativo di tutte le forze politiche incluse le minoranze.