In questo suo agile volume, che l’editore Rubbettino giustamente colloca nella collana “Problemi aperti”, Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, si sofferma sull’alterazione del rapporto fra i poteri dello Stato, seguita a quella stagione a cui, con un coefficiente molto elevato di superficialità, è stato dato il nome di “mani pulite” e che ha portato all’abolizione dell’autorizzazione a procedere per i membri del Parlamento.
Nella prefazione al volume, Sabino Cassese scrive che “valutare comparativamente il regime delle garanzie per i parlamentari consente di comprenderne il ruolo in tutte le democrazie moderne”; aggiunge che il “merito” del libro sta nel riportare all’attenzione dell’opinione pubblica un tema importante per il futuro della nostra democrazia”; e non esita ad affermare che “l’immunità fa parte dell’equilibrio dei poteri”.
Il libro di Benedetto ci spinge a riflettere; e ci pone in guardia contro il male più grave contro cui la democrazia parlamentare deve lottare, costituito da quello che Max Weber chiamava “sfruttamento sentimentale delle masse”. È un fenomeno noto fin dall’antichità e che ha sempre prodotto frutti venefici. Le democrazie rappresentative sono una realtà complessa, a cui dobbiamo la nostra libertà individuale di scelta. Se non comprendiamo ciò, rincorriamo pericolosissime chimere e rendiamo un cattivo servigio a noi stessi. L’insistenza di Montesquieu sulla necessità di tenere distinti i poteri dello Stato è direttamente legata alla consapevolezza degli esiti, altamente negativi, generati dalla rottura o dall’alterazione dell’equilibrio. Il saggio di Benedetto si pone quindi come un varco attraverso cui entrare nel vasto territorio degli assetti istituzionali.