Nell’ambito del progetto “LiberaLibri”, anche per il 2022 riprendono le “Letture dalla Biblioteca” della Fondazione Luigi Einaudi. La quarta lettura, selezionata da Ottavia Munari, è un passo tratto da “Contributo alla critica di me stesso” di Benedetto Croce.
Giunto alla piena maturità della sua vita, quando già aveva scritto alcune delle sue opere maggiori, come l’ “Estetica” e “Teoria e storia della storiografia”, Croce si pose un interrogativo che Goethe aveva così formulato:
«Perché ciò che lo storico ha fatto agli altri, non dovrebbe fare a se stesso?»
Il tema di questi incontri – l’autobiografia tra filosofia, letteratura e scienze – è estremamente stimolante e offre un’opportunità preziosa per mettere a fuoco, almeno per quanto riguarda specificamente la filosofia, il carattere della scrittura filosofica. Per usare un’espressione di Benedetto Croce, si tratta del «circolo» che si instaura tra l’individuo (o se si vuole la voce narrante), l’opera e il contesto in cui l’opera si colloca dal punto di vista sia dell’opera individuale, sia dal punto di vista più generale del tempo storico, della cultura e delle sue vicende non solo filosofiche.
Con Umberto Eco si potrebbe dire che l’opera è sempre «aperta» e, in questo senso, il “Contributo alla critica di me stesso” di Croce può essere letto proprio come un’apertura sulla filosofia di Croce: intesa come oggetto storico e come oggetto di diverse interpretazioni, nonostante l’io narrante – appunto – sia Croce medesimo e Croce sia qui, al contempo, l’interprete di se stesso.
Molti anni più tardi, d’altronde, Croce affermerà esplicitamente che autobiografia e storia alla fine coincidono: se la vita è nell’opera e nell’azione che essa realizza, la ricostruzione storica di se stessi è sempre «perfetto atto di storia», superamento del sé passato alla luce del sé presente.
