Caro direttore.
per una Fondazione come la Einaudi. che da 55 anni si occupa di produrre e promuovere idee liberali è di particolare interesse il dibattito che si è aperto In questi glomi sul ruolo dell’area politico-culturale liberale nel nostro Paese.
La prima annotazione riguarda proprio l’aspetto terminologico. I più usano indifferentemente e, direi, Impropriamente i termini «liberale» e «popolare». Perché costoro lo facciano posso anche intuirlo. Si tratta quasi sempre di esponenti politici del variegato mondo popolare che cercano di impossessarsi. ritenendo che possano sommare consensi di un’altra area culturale, per l’appunto quella liberale.
Potrei soffermarmi a lungo sulle differenze tra due culture, entrambe rispettabili, ma diverse e a volte lontane anni luce l’una dall’altra.
Cosi come distinte e lontane sono idee e storie del socialismo e del liberalismo Italiano ed europeo. In considerazione dello spazio disponibile mi limito ad osservare che se, da sempre, siedono nel Parlamento europeo tre distinti gruppi (I principali) socialisti, popolari e liberali, non si comprende la confusione, a questo punto non solo terminologica. ma anche politica, tutta italiana.
Credo che farebbero bene i liberali a mettere da parte il loro pernicioso egocentrismo e provare a organizzare battaglie politiche su temi che sono loro propri: più Europa della ragione, un Fisco non vessatorio, una giustizia che serva «il» e «al» cittadino e non solo agli addetti ai lavori.
Pochi e chiari punti che. se lo si vorrà. la Fondazione Einaudi potrà contribuire ad elaborare e fornire a coloro che vorranno farsene interpreti. Forse qualcosa si muove. [spacer height=”20px”]
Giuseppe Benedetto (Presidente della Fondazione Luigi Einaudi), Corriere della Sera 2 marzo 2017 [spacer height=”20px”]