Il professore Lorenzo Infantino ci ha lasciati, inaspettatamente, il 18 gennaio. L’Università e la Fondazione Luigi Einaudi hanno perso uno scienziato sociale di grandissimo valore, un punto di riferimento intellettuale fondamentale nel mondo liberale, un amico carissimo.
Professore emerito di Metodologia delle scienze sociali alla LUISS Guido Carli, per più di quaranta anni ha formato generazioni di studenti che amava e che lo amavano, a cui sapeva trasmettere la passione per la conoscenza e la comprensione della complessità delle relazioni sociali, frutto di un ordine spontaneo e non del disegno di un pianificatore con un punto di vista privilegiato sul mondo. Interpretare la cooperazione sociale come un ordine senza piano fondato sulla libertà individuale è stato il fil rouge della sua intera produzione scientifica.
Lorenzo Infantino aveva messo la ricerca al centro della propria vita, delle proprie giornate. Aveva coniugato la sua formazione economica acquisita all’Università di Siena con lo studio della sociologia, della teoria della conoscenza e della filosofia sociale. Aveva svolto una parte importante della propria ricercaall’Università di Oxford: sul “Times Literary Supplement”, Kenneth Minogue lo ha definito uno “studioso di orientamento anglo-austriaco”.
Era una mente teorica e brillante, originale interprete delprogramma di ricerca dell’individualismo evoluzionistico diFriedrich von Hayek che ha, come suo presupposto, ilriconoscimento dell’ignoranza e della fallibilità umane e il procedimento di esplorazione dell’ignoto e di apprendimento costante tramite la correzione degli errori. Era salito sulle spalle dei giganti della tradizione illuminista scozzese – come amava dire – raccogliendone l’eredità e sviluppando una teoria della società fondata sulla cooperazione volontaria, che limita il potere pubblico ad una funzione di servizio.
Con la casa editrice Rubbettino, il professore Infantino aveva dato avvio alla collana editoriale “Biblioteca Austriaca” in cui aveva pubblicato le opere classiche della Scuola Austriaca di Economia, curando l’edizione italiana di numerosi testi di Menger, Boehm-Bawerk, Mises e Hayek. Sempre con Rubbettino, aveva pubblicato molte sue opere tra cui “Potere. La dimensione politica dell’azione umana” (2013), “Cercatori di libertà” (2019), “Alle origini delle scienze sociali” (2022), “Conoscenza. Governo degli uomini e governo della legge” (2024). I suoi lavori sono statipubblicati anche da prestigiose case editrici internazionali quali la Routledge e Palgrave Macmillan.
In questo periodo stava lavorando con vigore ad un saggio sui fondamenti gnoseologici del totalitarismo che avrebbe introdotto una prospettiva radicale nell’interpretazione delle origini del fenomeno e di cui mi parlava con l’entusiasmo di chi è costantemente innamorato della ricerca.
Lorenzo Infantino era un uomo rigoroso, nella vita come nello studio, integerrimo, amava vivere riservatamente, con grande sobrietà e serietà e aveva conservato, intatto, lo stupore della scoperta. Aveva un animo nobile e sensibile, era un gentiluomodell’accademia, di rara umanità e di raffinata cultura, un uomo elegante, dentro e fuori.
Chi, come me, ha avuto l’onore e il privilegio di averlo conosciuto, prima come allieva, poi come collega e amica, non lo dimenticherà. Non dimenticherà la sua incontenibile passione per il sapere, la sua forza nel trasmettere i valori del liberalismo, la tenacia e il rigore metodologico con cui intraprendeva ogni nuovo progetto di ricerca. Abbiamo perso un Maestro, abbiamo perso un Uomo grande.