Miseria di contrabbando

Miseria di contrabbando

Il contrabbando di sigarette crea una collana di danni. Certamente per le casse dello Stato, cui vengono sottratti più di 800 milioni l’anno. Ma non è la sola piaga.

La mappa del contrabbando descrive anche altri percorsi degenerativi. A Napoli raggiunge il 28%, a Palermo il 12. La città più colpita, al nord, è Trieste, con il 4.4%. Meglio ricordare che è citta vicina al confine. Se si stende la mappa del contrabbando e vi si sovrappone quella della disoccupazione ci si accorge che, per lo più, coincidono.

Vuol dire che dove ci sono più disoccupati ci sono più contrabbandieri? No, vuol dire che dove il mercato è offeso, dove la legge si fa valere meno, la vita dei cittadini è peggiore e le possibilità di trovare un lavoro minori. Vuol dire che il contrabbando prospera dove minore è il controllo territoriale da parte dello Stato, o, dicendola al contrario: dove maggiore è la presa della criminalità organizzata minore è la ricchezza che si produce e minore la possibilità di concorrere a produrla, lavorando onestamente.

Da italiano e da meridionale non solo non tollero questa situazione, ma credo che la prima cosa da farsi sia liberare il Sud dall’incertezza del diritto, che talora è certezza del non potere avere giustizia. L’ipotizzato allungamento dei tempi di prescrizione non è segno di severità, ma di resa. Va in direzione opposta.

Il contrabbando non è un tratto del folclore, ma il segno di un dolore che non finirà mai, se non si farà prevalere la legge e l’ordine. Sconfiggerlo deve servire anche a misurare la liberazione da quel che immiserisce. Economicamente e non solo.

DG, 4 giugno 2018

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