Due ragazze uccise. Situazioni diverse, ma analoghe. Una a Macerata, l’altra a Roma. Sappiamo che gli scenari furono orridi, chi siano gli assassini lo sapremo all’esito dei processi. Non è una carineria garantista, ci sono casi in cui la presunzione d’innocenza è sgradevole anche solo da pensarsi, ma è il solo modo per avere i veri colpevoli. Che speriamo, a quel punto, non escano più dal carcere.
Sarebbe ipocrita, però, chiudere qui la riflessione. Ci sono due problemi, che ci riguardano tutti e che non possiamo lasciare sospesi.
Il primo: quelle due ragazze, come molte e molti altri, troppi, stavano perdendo la loro vita annegandola nella droga. Dobbiamo indignarci e piangere solo quando muoiono, o anche il loro perdersi ci coinvolge? Trovo inammissibile che si tolleri il mercato della droga. E sarebbe sciocco negare che è così, dalle piazze alle discoteche. Se gli spacciatori li trovano le ragazzine possono ben trovarli anche le forze dell’ordine. E se tornano subito liberi è perché abbiamo una legislazione della convivenza, a base di modiche dosi e consumi personali. Invece non credo si possa conviverci, con quella roba si crepa. Anche prima d’essere ammazzati.
Il secondo: troppi pezzi d’Italia, fra boschi e palazzi occupati, sono divenuti extraterritoriali. Serve repressione e legalità. Senza alibi falsamente sociali: non si tratta di poveri sventurati, ma di reti criminali. Il fatto che molti siano immigrati irregolari è solo un’aggravante di una situazione grave di suo.
Davide Giacalone, 31 ottobre 2018