Obbligo o responsabilità

Obbligo o responsabilità

Le misure relative alla pandemia si aggiornano di continuo. Questo l’abbiamo imparato. Può essere fastidioso, però non se ne può nemmeno fare una lagna perpetua. Si aggiornano di continuo, perché, in buona sostanza, in nessuna parte del mondo si sa esattamente cosa fare di volta in volta.

Una cosa la si è imparata: i vaccini sono un argine che funziona, come dimostrano i numeri e, quindi, si va avanti anche un po’ a tentoni.

Detto questo, evitando lagnanze inutili, non si può non osservare che, nelle ultime decisioni dell’ultimo Consiglio dei Ministri è in qualche modo prevalso il desiderio di arrivare a un compromesso. Poi, alla fine, le misure sono state votate all’unanimità, ma è un’unanimità non molto credibile. È un’unanimità che nasconde dei contrasti e si vede dalla dalla natura stessa delle misure.

I compromessi sono sempre migliori dei conflitti, però è anche vero che il virus non sembra avere una particolare propensione al compromesso, né sembra essere particolarmente influenzato dai desideri o dalle delle chiacchiere. Tende ad essere efficace per i fatti suoi e a muoversi per i fatti suoi, come dimostrano, per esempio, la penetrabilità delle frontiere, aldilà delle misure che ciascuno ha preso.

Detto questo, è stato introdotto l’obbligo del vaccino per chi ha più di 50 anni. In realtà, nella fascia d’età dai 50 ai 60 i vaccinati sono circa 86-87%, dopodiché si va sopra: dai 60 si va al 90% e poi supera il 90%. In un certo senso è stato introdotto l’obbligo dei vaccini per i vaccinati.

Tenete presente che una quota, sia pur piccola, di persone che non possono vaccinarsi e una quota di persone che non sono state raggiunte c’è sempre: stiamo parlando di un residuo che va compensato o va raccolto.

Io ho l’impressione che bisognerebbe prendere una fare una scelta un po’ più radicale, aldilà delle misure di induzione, come il green-pass, senza il quale non si può andare al ristorante, non si può prendere un aereo, non si può prendere un treno.

Dunque, aldilà di questo, andiamo direttamente alla questione dell’obbligo per tutti, che non ha nulla a che vedere con la responsabilità sulle eventuali conseguenze negative o dannose del vaccino, anche perché sono una percentuale infima. In ogni caso, già adesso, dove esiste una dimostrazione di danno causato dal vaccino, lo Stato ne risponde. Dunque, non è questo il problema.

O si introduce l’obbligo vaccinale per tutti oppure non lo si introduce per nessuno e si prende atto della realtà. Le terapie intensive sono il vero problema: in terapia intensiva, il 70-72% – il numero cambia ogni giorno – dei ricoverati sono non vaccinati e considerato che nelle fasce d’età dove i non vaccinati sono più numerosi, siamo intorno 20%, se il 70% dei ricoverati, viene dal 20% della popolazione è solare che il problema è lì.

Se non avessimo il problema delle terapie intensive, il resto si riesce comunque a governare: riusciamo a convivere con con la pandemia. Non ci riusciamo quando si intasano quelle strutture delicate che sono le terapie intensive. Siccome sta lì il problema, allora o si obbligano tutti oppure si dice: “siete liberi fate quello che volete, però siccome la libertà comporta responsabilità, se da non vaccinato si finisce in terapia intensiva te la paghi.”

Infatti, il vaccino gratis, mentre la terapia intensiva costa costa ogni giorno molti soldi al contribuente. Inoltre, si crea un problema ulteriore: in terapia intensiva ci si andava anche prima del dell’arrivo del covid, per una serie, purtroppo numerosa, di cause. Dunque, se le terapie intensive sono intasate da quelli con il covid, si crea un problema agli altri e, di conseguenza, bisogna risponderne personalmente, pagando la libera scelta di non essere vaccinato.

O l’uno o l’altro: le mezze misure rischiano di confondere le idee; è la cosa che in questo momento forse dovremmo evitare.

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