Negli ultimi 10 anni i disturbi dell’apprendimento degli studenti italiani sono aumentati del 357%, i casi di disgrafia del 163%. Le recenti prove Invalsi hanno certificato che la metà dei ragazzi al termine delle scuole secondarie fatica a comprendere ciò che legge, mentre un’indagine conoscitiva della commissione Istruzione del Senato ha messo in relazione l’uso degli smartphone col progressivo deterioramento delle facoltà mentali dei più giovani.
Luigi Einaudi riteneva che una società è sana quando ciascuna persona è messa nelle condizioni di realizzare al massimo le proprie potenzialità. Sta accadendo esattamente il contrario. Tutti gli indicatori ci dicono che il quoziente di intelligenza, la soglia di attenzione, lo spirito critico e le conoscenze dei più giovani sono in drastico e costante calo. Tutti gli studi attribuiscono all’abuso di digitale – social, videogiochi, conoscenza – la principale tra le cause di questo allarmante e generalizzato decadimento delle capacità cognitive delle nuove generazioni. I nostri figli, i nostri nipoti.
Il digitale offre straordinarie opportunità, ma espone anche a rischi consistenti. È un’impetuosa rivoluzione che sta rapidamente cambiando ogni ambito della vita privata e pubblica, sovvertendo antiche consuetudini, vecchi codici morali e recenti assetti del potere. Il digitale va studiato senza pregiudizi, va governato e in alcuni casi va anche limitato.
Per fissare un principio e indicare un limite concreto che a nostro giudizio andrebbe posto all’entusiastica pervasività della tecnologia digitale, lo scorso 18 luglio la Fondazione Luigi Einaudi ha presentato in Senato uno studio che, compendiando le principali ricerche scientifiche internazionali, ha dimostrato il valore imprescindibile della scrittura a mano e della lettura su carta, soprattutto nel mondo dell’Istruzione: perdere queste consuetudini significherebbe compromettere il pensiero logico-lineare, impoverire il linguaggio, limitare la conoscenza, fiaccare la memoria. Un danno alla persona, un danno alla società. A conclusioni analoghe sono recentemente giunti sia il governo svedese sia l’Economist britannico.
Concludendo i nostri lavori, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha detto che, “nel sistema scolastico, il digitale va accettato e sfruttato, ma la lettura su carta e la scrittura a mano sono insostituibili”. Affermazione necessaria, ma non sufficiente.
La Fondazione Luigi Einaudi ha perciò deciso di costituire un “Osservatorio permanente Carta, Penna & Digitale” aperto al contributo di esperti, associazioni e operatori del settore che, attraverso un Comitato scientifico designato ad hoc, sviluppi una costante attività di analisi, ricerca e sensibilizzazione sulle implicazioni delle nuove tecnologie e sull’importanza della lettura su carta e della scrittura a mano in quanto pratiche imprescindibili per la crescita della persona, la diffusione della cultura e lo sviluppo della società.
Lo dobbiamo ai fasti passati della nostra civiltà; lo dobbiamo al futuro dei nostri figli e, di conseguenza, della nostra Italia.