Un’altra bomba, dopo la legge cancella-prescrizione, sta per abbattersi sulla giustizia: l’imminente entrata in vigore della riforma voluta dall’ex ministro Orlando e rimaneggiata dall’attuale ministro Bonafede sulle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni. Dal 1° marzo sarà efficace l’intera disciplina di cui al d.lgs. 216/2017 incentrata sulle intercettazioni, ritenute un fondamentale strumento di indagine per l’autorità inquirente. Lo scopo è meritorio: creare un giusto equilibrio tra il principio della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione ed il diritto all’informazione, evitando, almeno sulla carta, che le trascrizioni delle conversazioni intercettate non utili alle indagini finiscano nel circuito mediatico, frenando il fenomeno della gogna a cui sono sottoposti i soggetti coinvolti, anche non indagati.
Tuttavia, un aspetto di tale disciplina è riferito all’estensione dell’uso dei trojan, cioè dei captatori informatici inoculati su dispositivi elettronici portatili per effettuare intercettazioni ambientali. Se prima l’uso di tali strumenti di captazione era riservato, oltre che per i reati di mafia e terrorismo, per quelli contro la pubblica amministrazione commessi dal pubblico ufficiale, dal 1° marzo verrà esteso alla figura dell’incaricato di pubblico servizio per i reati contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni. Secondo la legge, sono incaricati di un pubblico servizio coloro i quali, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio, cioè un’attività disciplinata nelle stesse forme della pubblica funzione, ma caratterizzata dalla mancanza dei poteri tipici di quest’ultima. Non sono dunque pubblici ufficiali, ma svolgono comunque un servizio di pubblica utilità presso organismi pubblici. Nello specifico, la qualifica di incaricato di pubblico servizio non è legata al ruolo formale ricoperto dal soggetto all’interno della pubblica amministrazione, ma ciò che rileva è la natura pubblicistica dell’attività svolta in concreto.
Così sono molte ed eterogenee le categorie professionali i cui appartenenti sono considerati incaricati di pubblico servizio: le guardie giurate, i custodi dei cimiteri, i bidelli delle scuole, gli autisti dei mezzi pubblici di trasporto, i portieri di beni immobili di proprietà dello Stato, i medici di famiglia, i dipendenti delle ASL, gli infermieri degli ospedali, i meccanici delle motorizzazioni, i postini e gli impiegati degli uffici postali, i farmacisti, i conduttori dei programmi televisivi, i sacerdoti, i gestori degli stabilimenti balneari, gli impiegati delle delegazioni dell’Aci per la riscossione delle tasse automobilistiche, gli ausiliari del traffico, i dipendenti dei consorzi agrari, gli esercenti l’attività di soccorso stradale con i loro carri attrezzi, i dipendenti di Trenitalia, i tecnici delle compagnie telefoniche, gli operatori degli obitori, i dipendenti delle ricevitorie del lotto, e molti altri.
Tutti questi soggetti, se sospettati di aver commesso un reato nell’esercizio delle loro funzioni, dal 1° marzo potranno subire la presenza costante del trojan nei loro cellulari o computer che registrerà la loro vita quotidiana. Un altro passo verso la sorveglianza di massa, cioè verso una collettività costantemente sottoposta ad un controllo poliziesco generalizzato grazie alla potenza delle nuove tecnologie che comprimono i diritti fondamentali quali il rispetto della vita privata, la tutela del domicilio e della corrispondenza.
Libero, pag. 6 del 14/02/2020