Però è uno spasso la lettura dell’intercettazioni sul Csm. Un autentico spasso. Intendiamoci, bisognerebbe insorgere. Bisognerebbe che garrisse al vento la bandiera del garantismo, bisognerebbe esporre il petto in difesa di Luca Lotti, un parlamentare intercettato di qui e di là, e ogni suo fiato stampato in colonna, nessuna verifica fattuale, soltanto il detto, il miscuglio indistinguibile di allusione, desiderio, chiacchiera, pianificazione, millanteria, un fiume di parole che, pensate un po’, nemmeno si sa se utilizzabile in un eventuale processo. Bisognerebbe difenderlo, come sempre, non perché è Lotti ma perché Lotti oggi è ognuno di noi. E invece no. Francamente no. Dopo tanti anni a difendere i rossi dai neri, e i neri dai verdi, e i verdi dai blu, in questa pluridecennale guerriglia di incoscienti senz’anima, inesausti manganellatori l’uno dell’altro, a turno, in base a chi è indagato, intercettato, sospettato, per rubargli una manciata di voti dandogli del corrotto o del mafioso, in un mascariamento collettivo da cui come si vede non c’è via d’uscita, ecco, dopo tanti anni ci si può anche essere un po’ rotti le tasche. Specie dopo la follia della legalizzazione del Trojan, un virus inoculato nel cellulare di modo che uno sia ascoltato sempre, che conversi al telefono o al bar, in spiaggia, in camera da letto, pure a dispositivo spento: ogni ora del giorno. Lo ha introdotto il Pd per mafia e terrorismo e subito il presente governo di matti lo ha esteso alla corruzione, di modo che ora si vive pressappoco come nella Germania Est. La politica vi piace così? Perfetto, divertitevi, e a questo punto popcorn anche per noi.
La Stampa, pag 1 del 15 Giugno 2019