La Belt and Road entra nella seconda fase. Pronta la terza: il supporto della forza militare.
Belt & Road non è solo la costruzione di “corridoi” per il trasporto terrestre e marittimo attraverso e intorno l’Asia verso l’Africa, l’Europa e oltre per facilitare il commercio; non solo porti locati e costruiti dai cinesi lungo le coste dell’Asia, dell’Europa, dell’Africa e dell’America Latina che potrebbero essere trasformati in basi navali; non solo una “diplomazia della trappola del debito” volta a trascinare le nazioni in via di sviluppo in un “ordine internazionale cinese emergente” fatto di sue regole; no, sarà la base per costruire la cooperazione con l’Esercito di liberazione popolare, i ministeri della sicurezza civile cinese per proteggere e difendere i loro investimenti globali nelle infrastrutture e connettività e i loro interessi sparsi nel mondo.
Nei suoi primi anni la Belt and Road Initiative si è concentrata sulla costruzione, finanziata con fondi pubblici, di corridoi infrastrutturali per il trasporto terrestre e marittimo, che collegassero i partner dei paesi in via di sviluppo all’economia cinese.
“Dal 2019 l’iniziativa di punta di Pechino in politica economica estera è entrata in una seconda fase in cui l’attenzione si è spostata sull’integrazione del mercato, sullo sviluppo della catena del valore commerciale e sulla governance globale, con la Cina che stabilisce standard e norme per sostenere un “comunità dal comune destino”.
La connettività fisica migliora i flussi commerciali e di investimento all’interno della BRI, ma non abbastanza da giustificare il costo e lo sforzo.
Questo è il motivo per cui la BRI ha oggi bisogno di una nuova ondata di accordi per semplificare il flusso di scambi, investimenti, denaro e informazioni digitali guidati da una serie di norme istituzionali e standard tecnici.
Per facilitare ciò, la BRI si è ampliata includendo ciò che un rapporto di ricerca del ministero del commercio cinese del 2020 chiama un “meccanismo di dialogo di secondo livello”: costruire la cooperazione con “partiti politici, parlamenti, gruppi di riflessione, autorità locali, ONG, associazioni industriali e commerciali, media e università” per facilitare l’apertura e le riforme economiche della Cina.
La cooperazione di secondo livello evita l’accumulo di rischio di debito caratteristico della cooperazione in progetti di infrastrutture pubbliche; mitiga i rischi e aumenta le possibilità di recuperare il costo dei progetti, creando le condizioni per un’ondata di scambi e investimenti redditizi da parte delle imprese cinesi attraverso l’incremento delle esportazioni di beni di consumo, capitali e servizi ai partner.
Il compito (seconda fase) della cooperazione BRI oggi è quello consolidare le basi già esistenti.
La Cina, comunque, guarda e progetta già la terza fase del BRI.
Se questa si trasformasse realmente in una comunità di sviluppo incentrata sulla Cina dal destino comune, la cooperazione di secondo livello potrebbe ruotare per supportare il lavoro diplomatico in corso per istituzionalizzare le sovrapposizioni di governance politica e di sicurezza.
L’ordine internazionale basato su regole ha stabilito norme concordate a livello multilaterale e giuridicamente vincolanti, che disciplinano l’acquisizione e la protezione degli interessi esteri.
Ma affinché il sistema funzioni, in assenza di un governo mondiale, tutte le parti contraenti devono rispettare le norme che si sono impegnate a sostenere.
Secondo l’ordine attuale, ci sono due strade diverse per difendere gli interessi all’estero.
Uno è quello di difendere i diritti legittimi secondo l’ordine basato sulle regole.
L’altro è rivendicare con forza nuovi diritti e imporre nuove norme di governance per migliorare i propri interessi a spese delle norme esistenti e dei diritti di altri attori.
L’accumulo di interessi all’estero è ciò che la Belt & Road Initiative fa in grande stile attraverso e intorno all’Eurasia.
Mentre la Cina costruisce porti, piantagioni, miniere, ferrovie, parchi industriali e zone commerciali, nuovi mercati, nuove vie di trasporto e comunità di cittadini d’oltremare, non potrà, poi, essere criticata per aver cercato modi, anche nuovi, per proteggerli.
“Ciò significa che l’attività economica globale di Pechino è ora collegata alla difesa nazionale della Cina”.
L’infrastruttura Belt & Road è stata costruita in conformità con i mandati legali e politici formali della Cina che implementano l’integrazione o la fusione militare-civile.
Secondo i pianificatori strategici dell’esercito, “dove gli interessi nazionali si espandono, deve seguire il supporto della forza militare”.
La domanda è: quanto sarebbe benvenuta nel mondo una comunità del genere?