Non sappiamo quale sarà l’epilogo delle attuali convulsioni della maggioranzagovernativa sulla prescrizione. L’incertezza maggiore riguarda l’atteggiamento di Italia Viva che forse voterà la fiducia, o forse insisterà per una “sospensione lunga”, cioè un rinvio della riforma Bonafede, che nel frattempo è stata imbastardita dal cosiddetto “Lodo Conte bis”. Il grottesco spettacolo cui stiamo assistendo è così umiliante per chi abbia a cuore quel che resta della nostra civiltà giuridica che possiamo solo attendere gemendo, con fatalistica rassegnazione.
Quando, su queste colonne, definimmo l’originario progetto un mostro giuridico, intendevamo usare questo termine nel suo significato originario coniato dai latini, cioè di “monstrum, vel portentum vel prodigium”: una strana creatura che nella sua singolarità ha qualcosa di terrificante. E in effetti la mostruosa proposta del ministro Bonafede vaporizzava, come poi autorevoli giuristi hanno confermato, i principi elementari del diritto.
Tuttavia un “monstrum”possiede un connotato di potente identità, per quanto negativa: esso ispira appunto terrore e sgomento, non disgusto. Peggio del mostro c’è invece il mostriciattolo.
Il lodo Conte bis, che dovrebbe, nell’accordo compromissorio del governo, sostituirela proposta del guardasigilli, è proprio un mostriciattolo, una copia deforme del parto originario. Essa infatti introduce una bizzarra distinzione: per chi è assolto in primo grado, la prescrizione continua a correre; per chi è condannato, si sospende. Se poi quest’ultimo è assolto in appello, la prescrizione riprende, recuperando anche il tempo della precedente sospensione. Un tortuoso marchingegno che non considera l’attuale complessa disciplina delle impugnazioni, e crea un’incredibile confusione . Mentre infatti l’originario progetto nella sua devianza aveva il pregio di una chiara immutabilità parmenidea ( dopo la prima sentenza la prescrizione si blocca sempre, e il processo può non finire mai) ora subentra l’opposta filosofia di Eraclito dove il processo, come tutte le cose, scorre con dinamismo indeterminato e mutevole. Facciamo alcuni esempi che chiariranno il concetto.
Tizio viene assolto in primo grado: la prescrizione continua. Il Pubblico Ministero impugna, si va in Appello, e Tizio viene condannato. La prescrizione ( a quanto pare) si sospende. Ma Tizio ricorre in Cassazione, che annulla la condanna e rinvia a un’altra Corte. Quest’ultima assolve. Che fine farà al prescrizione ?Mah! E mica è finita. Perché se contro questa assoluzione ricorre il Procuratore Generale, e la Cassazione accoglie il ricorso, si fa un nuovo processo. Se stavolta la Corte d’Appello condanna, la prescrizione si sospende (pare) di nuovo. Ma se Tizio ricorrea sua volta, e la Cassazione annulla la condanna, la nuova Corte può assolvere, con la conseguenza di una nuova impugnazione del Procuratore Generale.
E così via senza tregua, perché nel nostro sgangherato sistema il processo può effettivamente andare avanti all’infinito, con corsi e ricorsi che ricordano, tanto per restar nella filosofia greca, la dialettica degli stoici. E badate che questo è solo un aspetto del problema. Perchè può esservi il caso opposto e simmetrico a quello di Tizio:_Caio è condannato in primo grado (la prescrizione si ferma) ma assolto in Appello ( la prescrizione riprende) ; poi un annullamento della Cassazione e condanna nel giudizio di rinvio.Altro ricorso, eccetera eccetera. Nel frattempo, come l’omino di Cartesio, la prescrizione si è perduta nella foresta normativa.
L’esausto e allibito lettore si domanderà se abbiamo scherzato. No, non abbiamo scherzato affatto. Questa interminabile tiritera si è realizzata molte volte, coinvolgendo centinaia di disgraziati finiti nelle maglie inestricabili della nostra ( si fa per dire) Giustizia, e soltanto la prescrizione ha posto fine al loro estenuante calvario.
Talvolta, pietosa, è intervenuta la morte, che risolve ogni cosa. Con il lodo Conte bis, essa sarebbe l’unica speranza di un accertamento definitivo, naturalmente nell’Altro Mondo.
Pubblicato su Il Messaggero del 10.02.2020