“Sento e vivo l’orgoglio di essere il figlio del maresciallo, ucciso dalla mafia, ma vivo il presente nel ricordo di chi lo ha amato ed ha imparato a conoscerlo”. Totò Burrafato, ricorda così il padre Antonino, Vice Brigadiere della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale dei Cavallacci di Termini Imerese, ucciso da un commando mafioso nel 1982. “Mio padre era una persona buona e semplice, un padre di famiglia che non ha avuto paura di dire no mafia”, ha aggiunto. “Ho provato a immaginare come sarebbe stata la mia vita se quarant’anni fa non fosse stato ucciso per mano mafiosa. È stato un servitore dello Stato che ha lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile. Ho dedicato questo mio primo romanzo a mia figlia Marta”.
Nell’aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, è stato presentato questa sera il libro “Tutta un’altra storia”, primo romanzo di Totò Burrafato, presidente del Consiglio di amministrazione di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto ‘Falcone Borsellino’ di Palermo. Ne hanno discusso, insieme all’autore, il sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, il segretario generale della Fondazione, Andrea Cangini, e il direttore de La Ragione, Davide Giacalone.
“Il libro ha degli espedienti narrativi straordinari, è veramente coinvolgente ed emozionante a prescindere dal fatto che racconta una storia che merita di essere raccontata”, ha detto il Sottosegretario Delmastro. “Antonino Burrafato – ha aggiunto – è un eroe che vince le sue paure per fare il suo dovere, pur sapendo che ciò avrebbe messo a rischio la sua vita. Fortunatamente oggi la situazione è molto cambiata, ora non tutto è lasciato all’eroismo e abbiamo strumenti per far sì che vi sia una spersonalizzazione. Burrafato oggi non ha potuto vedere, ad esempio, la nascita del Gruppo operativo mobile (Gom), un reparto della Polizia Penitenziaria che tutto il mondo ci indivia, deputato proprio allo stretto controllo dei mafiosi in regime di carcere duro. Il Gom è la vittoria dei Burrafato”.
Lo ripeto, ha sottolineato il Sottosegretario, “parliamo di un vero e proprio eroe, a cui abbiamo dedicato il carcere di Termini Imerese. Una volta Bertolt Brecht disse una frase che ritengo essere un’enorme stupidaggine: ‘Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi’, ecco, io la vedo all’esatto contrario”.
Nel libro, tra i temi trattati, si fa riferimento alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto diversi amministratori locali. Soggetti incriminati per reati “minori”, come l’abuso d’ufficio, ma che hanno visto rovinata la propria carriera politica, nonostante spesso per loro sia poi arrivata la assoluzione. Il tema dell’abuso d’ufficio è, in queste ore, di grande attualità visto che si sta discutendo del Disegno di legge presentato dal ministro Carlo Nordio, che vede, tra le misure principali, proprio l’abrogazione di questo reato.
“Con l’abuso d’ufficio il politico viene mostrificato. Perché in Italia fino a quando sei indagato e imputato, sei mostrificato, devi dimetterti e affrontare, da dimesso, un processo. Tutto questo per poi rendersi conto che, le rare volte che si arriva a un approdo processuale, seguono straordinarie assoluzioni. L’abuso d’ufficio rimane un reato sussidiario rispetto a una nazione che ha almeno 17 articoli che puniscono fatti corruttivi, e che quindi ha l’arsenale più alto nella difesa della trasparenza dell’agire amministrativo di tutta Europa”.
Riguardo alla riforma della giustizia promossa dall’attuale esecutivo, Delmastro ha detto: “Se fosse vera la teoria per cui la magistratura può essere indipendente solo se ha un Csm , giacché con la nostra riforma ce ne saranno due, abbiamo raddoppiato le garanzie di indipendenza dei magistrati. Poi consentitemi di dire che, con questo Csm, io non credo che la magistratura fosse molto libera, anzi. Abbiamo assistito tutti al Palamara gate. Sembrerebbe che, dalla lettura di quel libro, i giudici per bene fossero ostaggi di logiche correntizie. Altro che garantiti. In un clima da basso impero, dove tu crescevi perché ti affiliavi e baciavi l’anello, non perché meritavi”.
“Con il sorteggio all’interno del Csm – ha sottolineato – le cose cambieranno. È l’unico modo per spezzare il circolo vizioso costituito dalla degenerazione correntizia. Se un giudice è sufficientemente intelligente ed equilibrato per decidere della mia libertà potrà essere estratto per andare al Csm a rappresentare gli altri giudici. Se viene estratto, quei giochi di palazzo maleodoranti, che abbiamo letto nel libro di Palamara, saranno spezzati per sempre”. Il sorteggio del Csm per me, ha concluso, “è la più importante delle riforme costituzionali del ministro Nordio”.