Presidente esautorato
C’è del non detto, nella vicenda di Ita, nata dalle ceneri di Alitalia. L’attuale dirigenza, a cominciare dal presidente Altavilla, ha fatto un buon lavoro, con relativamente pochi mezzi. La compagnia è stata posizionata sul mercato e, come da mandato ricevuto dall’azionista, ovvero il ministero dell’Economia, ha cercato soci e compratori. Le sue ridotte dimensioni escludono che possa reggere da sola e, comunque, per farlo richiederebbe di espandersi con investimenti. Ma non è il mestiere dell’azionista attuale, cioè il governo.
La ricerca del socio ha trovato due cordate interessate. Dopo una prima fase si è giunti all’avvio del negoziato con un solo interlocutore, tendenzialmente indirizzato, salvo sorprese, alla chiusura dell’accordo.
Questa fase è ovviamente coperta da un accordo di riservatezza: ciascuna delle parti è tenuta a fornire dati sensibili, che entrano nella valutazione negoziale, ma devono comunque restare riservati. Ed è a questo punto che si è cominciata a far circolare la notizia che il presidente Altavilla sarebbe stato contrario a condividere alcuni di quei dati. Fino al punto, su iniziativa dei consiglieri nominati dal governo, di togliergli tutte le deleghe.
Ma è ben strano che un uomo con quell’esperienza pensi di sottrarre la società che guida al rispetto degli obblighi derivanti da un accordo firmato. O che così platealmente lo saboti. Sarebbe bene avere qualche informazione in più, visto che sono soldi di tutti: 14 miliardi ad Alitalia, dal 2000, e 1.35 a Ita.