Il reddito di cittadinanza e il salario minimo non sono due cose diverse, ma due cose opposte
Il reddito di cittadinanza e il salario minimo non sono due cose diverse, sono due cose opposte: il primo ha effetti negativi, mentre il secondo può avere effetti positivi.
Il reddito di cittadinanza è la sovvenzione al “non lavoro” ed è un errore, perché la spesa pubblica, che va a pesare sui contribuenti, cioè su quanti guadagnano e pagano le tasse, le imposte e i contributi, deve servire a trasformare il “non lavoro” in lavoro: bisogna portare la gente al lavoro.
Come? Con la formazione, l’informazione e il collocamento. In questo modo si introducono le persone alla dignità del lavoro e si aumenta la ricchezza collettiva.
Al contrario, il salario minimo ha a che vedere con la regolarità del mercato del lavoro: cioè quanti lavorano non possono essere pagati, a seconda delle diverse attività che fanno, meno di una determinata cifra. Questo porta con sé due conseguenze: la prima è che quella cifra non può essere al di sopra della produttività di determinati lavori e lavoratori, altrimenti, semplicemente, sparisce il posto di lavoro.
Tanto è vero che dentro l’Unione Europea si oscilla tra la Romania che ha un 1,87 euro come salario minimo e il Lussemburgo che ha 12,38 euro: sono piuttosto distanti, perché siamo in contesti diversi.
La seconda conseguenza è che deve esistere un continuo controllo di legalità: cioè che chi è al lavoro sia al lavoro regolarmente; che sia eliminata l’evasione fiscale e il nero da parte dell’impresa e l’evasione fiscale e previdenziale da parte del lavoratore. Infatti, c’è anche c’è anche il lavoro in nero ed è uno degli effetti negativi dell’assistenzialismo, in generale e del reddito di cittadinanza, in particolare. Il controllo di legalità fa bene alla salute economica e civile di un Paese.
Quindi, il salario minimo può essere adottato. Naturalmente, come sempre, se una cosa la fai bene, hai effetti positivi. Se una cosa la fai propagandisticamente, allora diciamo che i demagoghi di oggi sappiano che Hammurabi ci aveva già pensato 1750 anni prima di cristo.