Nel 2017, coloro cioè che dispongono di una ricchezza finanziaria non inferiore al milione di euro (casa di proprietà esclusa) sono aumentati del 10%. A rivelarlo è il World Wealth Report 2018 firmato Capgemini. Secondo lo studio citato, per la prima volta nella storia si sarebbe superata la soglia dei 70mila miliardi di dollari.
Quanto all’Italia, il numero di HNWI (High Net Worth Individual) è incrementato di circa il 9%, da 251.500 a 274mila individui: il nostro Paese si conferma al decimo posto della classifica mondiale. Sul podio, Stati Uniti, Giappone e Germania.
Ma la crescita dei Paperoni come va interpretata? Un dato tuttosommato positivo o, al contrario, un segnale negativo? Lo abbiamo chiesto a Davide Giacalone, opinionista e vicepresidente della fondazione.
“Fra il 2014 e il 2016, quando la recessione era alle spalle, si sono visti i dati che più dovrebbero farci pensare. Anche perché sono diversi dalla raffigurazione più in voga. Noi italiani siamo cresciuti meno degli altri europei. Prima recessi di più, poi cresciuti all’incirca la metà degli altri. La ripartenza produttiva ha portato giovamenti ovunque, in Europa, ma mentre in altri Paesi (Francia e Germania, ad esempio), come è comprensibile, ciò s’è riflesso anche in una crescita più veloce dei redditi alti e meno significativa, ma pur sempre esistente, dei redditi bassi, da noi quelli alti si sono mossi poco, meno, anche in questo caso, della media dei Paesi sviluppati, mentre quelli bassi hanno perso qualche posizione.
Per dirla in maniera più prosaica: non sono i ricchi ad essersi arricchiti, sono i poveri ad essersi impoveriti. E questo la dice lunga sull’asfitticità della crescita e sull’anelasticità del mercato interno. Che, però, come a me pare ovvio e come una gran folla di vocianti si ostina a negare, si riflette non in maggiore ricchezza verso l’alto, ma in maggiore difficoltà verso il basso. Sono i deboli a rimetterci di più. Ma che si vuol fare, per difenderli, cosa reclama la voce collettiva del conformista arrochito? Il consolidamento dei vincoli e dei ceppi che impediscono a chi sta indietro di spingersi avanti. Questa è la scena: prima li inchiodano con il pauperismo falsamente protettivo e poi campano denunciando la povertà. Essendone la causa.” [spacer height=”20px”]