Annamaria Anselmo terrà la lezione ” Il Liberalismo come autocritica ” per la Scuola di Liberalismo 2020 di Messina il 26 novembre dalle 17 alle 19.
Giovedì 26 novembre tredicesimo incontrodella Scuola di Liberalismo 2020 di Messina
Tredicesimo appuntamento dell’edizione 2020, la decima, della Scuola di Liberalismo di Messina, diretta da Pippo Rao, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo.
La tredicesima lezione si svolgerà giovedì 26 novembre, dalle ore 17 alle ore 19, sulla piattaforma Microsoft Teams, e sarà tenuta dalla Prof.ssa Annamaria Anselmo (Ordinario di Storia della Filosofia l’Università di Messina), con una relazione dal titolo “Il Liberalismo come autocritica”.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi agli studenti dell’Università di Messina e agli avvocati iscritti al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina.
Pippo Rao
Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
La via autocritica al Liberalismo
Tra le tante vie che hanno portato alla elaborazione del pensiero liberale, la prof.ssa Annamaria Anselmo ne ha scelto una particolarmente originale, quella tracciata da un pensatore che, a un certo punto della sua attività intellettuale ha sentito il bisogno di mettere in discussione le proprie convinzioni teoriche e politiche, eredi del razionalismo cartesiano e del socialismo marxiano. Il pensatore in questione è Edgar Morin, che nel 1959, dopo un’appassionata militanza comunista, si è reso conto, con sorpresa, di essere diventato talmente dogmatico da accettare, giustificandole, persino le gravissime distorsioni operate da Stalin nella sua conduzione dell’Unione Sovietica.
Nello sforzo di rendersi conto delle ragioni che lo avevano portato a una vera e propria “cecità volontaria”, Edgar Morin ha compreso che esse non erano altro che le conseguenze dell’eredità teoretica cartesiana, all’interno della quale si era formato, come accadeva agli intellettuali occidentali da trecento anni. L’eccesso di razionalità, fondata su una certezza concepita come indiscutibile, di fatto lo aveva ridotto a non pensare con la propria testa, a non essere libero mentalmente. Presa coscienza di tutto ciò, Morin ha dato l’avvio a un ripensamento radicale del nostro modo di pensare, indicando la via per passare dal regno della necessità a quello della libertà, sia a livello teorico, sia a livello pratico.
Seguendo l’evolversi delle riflessioni del pensatore francese, la prof.ssa Anselmo ne ha sottolineato le argomentazioni teoriche e le conseguenze politiche ed etiche che derivano da esse.