Dopo la lezione introduttiva, svoltasi giovedì 14 ottobre, entra nel vivo l’edizione 2021, la undicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, dedicato alla memoria del Prof. Girolamo Cotroneo, si prefigge l’obiettivo di trattare ed approfondire le figure e le forme del pensiero liberale e si articola in 17 lezioni, erogate in modalità telematica attraverso la piattaforma Zoom; gli incontri si svolgono, di norma, nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 17 alle ore 19.
La seconda lezione si svolgerà lunedì 18 ottobre: dopo l’introduzione da parte del prof. Pippo Rao (Direttore Generale della Scuola), seguirà la relazione del prof. Giuseppe Giordano (Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina, nonché Direttore del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne presso lo stesso Ateneo), dal titolo “Cotroneo interprete del Liberalismo popperiano”.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi agli studenti dell’Università degli Studi di Messina.
Pippo Rao
Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
Girolamo Cotroneo ha scritto nel 1981 la prima monografia italiana su pensiero politico di Karl Popper: Popper e la società aperta (prima edizione SugarCo, Milano; nuova edizione Armando Siciliano, Messina 2005). A questo ampio e meticoloso studio si devono aggiungere un notevolissimo numero di saggi, che partono dal 1975 e arrivano agli anni Dieci del nostro secolo.
L’interpretazione di Cotroneo parte dall’osservazione che il liberalismo di Popper nasce sulla sua epistemologia, sulla sua filosofia della scienza. Popper, di fatto, opera il trasferimento del metodo scientifico del produrre ipotesi e metterle alla prova dalle discipline scientifiche a quelle sociali. Quello che il filosofo austriaco realizza così – secondo Cotroneo – è però uno spostamento del “metodo” sui criteri delle scienze sociali (e non viceversa).
Cotroneo legge in questa prospettiva metodologica anche la critica (per lui non corretta) al metodo dialettico, giustificando Popper soltanto per la sua ansia di criticare Hegel e Marx. Questi ultimi per Popper sono gli esempi cardine (insieme a Platone) di pensatori totalitari, a suo dire “storicisti”. Proprio l’uso di tale termine – “storicismo” – per indicare le filosofie oracolari, le filosofie della storia, è criticato da Cotroneo in quanto per la tradizione occidentale moderna lo “storicismo” non coincide affatto con le filosofie illiberali. Basti pensare al fatto che Benedetto Croce, il padre del liberalismo italiano, ha definito la sua filosofia “Storicismo assoluto”. Dietro l’etichetta sbagliata di “storicismo” si cela il bersaglio giusto di ogni liberalismo, quel totalitarismo al centro di ogni polemica sinceramente liberale.
Cotroneo, poi, mette bene in evidenza come per Popper la differenza fra lui e i filosofi della storia sia in fondo una differenza di metodo: rivoluzione contro riformismo. Ma il liberalismo di Popper non perde mai un suo proprio radicalismo: non si torva mai, in esso, una qualche tutela per gruppi o caste; quello che conta è l’individuo.
La vera novità del pensiero politico di Popper risiede però, sempre a dire di Cotroneo, nella impostazione del problema della leadership. Alla domanda tradizionale: Chi deve governare?, Popper sostituisce quella su come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi e incompetenti facciano troppi danni?. Per Cotroneo, Popper ha posto perfettamente il problema, ma non è certo riuscito a proporne una soluzione. In un certo senso, allora, il liberalismo di Popper va ridimensionato (secondo Cotroneo), perché non riesce a trasformare in proposta positiva le sue analisi e la sua impostazione del problema principale della democrazia liberale (almeno nella prospettiva del filosofo austriaco). In ogni caso, Popper – è questa la posizione ultima di Cotroneo – resta comunque un pensatore liberale di cui non si può fare a meno nella lotta contro i nemici della libertà.