Il Liberalismo italiano rappresenta una pagina minore del Liberalismo europeo, come afferma Guido De Ruggero, rimasto l’unico autore di una storia del Liberalismo scritta con criteri scientifici.
Esso nacque con il moto risorgimentale e con Cavour che, in agendo, indicò idee politiche liberali che guardavano in larga misura all’Inghilterra e a Tocqueville.
Nel Risorgimento italiano vi fu anche un pensiero cattolico liberale minoritario.
La questione dei rapporti tra Stato e Chiesa connotò subito, come era inevitabile, il Liberalismo italiano.
La Destra Storica non fu all’altezza di Cavour, la Sinistra naufragò nel trasformismo e nella versione illiberale di Crispi.
Con Giolitti risorse il Liberalismo in Italia con una prassi di governo ispirata alle riforme. Valore e limiti dell’esperienza giolittiana, che diede una base più democratica allo Stato nato dal Risorgimento.
In questo quadro novecentesco si inserirono Benedetto Croce e Luigi Einaudi, ambedue legati ai valori del Risorgimento. Gobetti, che suscitò la critica di Omodeo, fu invece fortemente critico nei confronti del Risorgimento e di Giolitti.
Dopo il ventennio fascista il Liberalismo stentò a riprendersi.
L’esperienza del “Risorgimento liberale” e del “Mondo” di Pannunzio, che si collocavano in una linea diretta con il riformismo cavouriano, fu un tentativo di rinverdire l’esperienza risorgimentale.