Parte dal presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, una proposta più che una provocazione: “E se chi vuole vaccinarsi potesse farlo a pagamento?”.
Da una cattedra di liberalismo arriva il messaggio di buon senso che potrebbe trovare immediata applicazione. Peraltro niente di clamoroso, anzi una procedura già sperimentata con i tamponi: inizialmente si potevano fare nelle strutture pubbliche poi in qualsiasi laboratorio privato. Non vi è una ragione per non poter operare analogamente con i vaccini.
Benedetto articola in modo convincente il suo suggerimento al ministro della Sanità: “Se avessi la possibilità pagherei il vaccino! Sgraverei il Servizio Sanitario Nazionale della mia vaccinazione ed eviterei il costo allo Stato del mio possibile ricovero per Covid. Darei un contributo con la più che probabile imposta sul vaccino. Aiuterei a diminuire i numeri degli infetti”.
La logica è molto semplice, va oltre gli accordi stipulati con l’Ue dalla Case farmaceutiche e risponde piuttosto alle regole del mercato. Non c’è da stupirsi né da essere tacciati di razzismo sociale, se si ricorre al cosiddetto canale parallelo, offrendo a chi può permettersela la possibilità di pagarlo di più e ottenerlo privatamente. Dice Benedetto dalle pagine de Il Messaggero: “Se i vaccini nel mondo ci sono, e ci sono, non è per nulla scandaloso se si ragiona con la legge del mercato. Proviamo a capire se ci può essere un canale parallelo ufficiale, da far gestire allo Stato nelle sue articolazioni. Può darsi che lo trovino a un prezzo cinque volte superiore. Vuol dire che lo venderanno a dieci volte tanto e chi lo può fare lo fa, e chi lo fa porta una serie dio vantaggi a chi non se lo può permettere”.
Niente ideologia e più pragmatismo.
Giuseppe Passaniti