Martedì 4 luglio 2017 alle ore 16:30 presso l’area “Fare” del Mercato centrale di Termini di via Giovanni Giolitti si terrà un convegno dal titolo “Separazione delle carriere. Treno in partenza”.
Carriere separate per giudici e pm. Petizione boom, 50mila adesioni
“All’Anm dico che non è una battaglia contro i giudici ma per i giudici. Il controllo deve essere fatto da un giudice che è diverso dal pm”. La sintesi della crociata dei penalisti sulla differenziazione dei ruoli dei magistrati è affidata al presidente dell’Ucpi, Beniamino Migliucci. La campagna intrapresa pochi mesi fa infatti prosegue a pieno regime e con risultati importanti. Sfondata quota 50mila firme in pochi mesi.
Numeri da record quelli dell’iniziativa legislativa popolare dell’Unione delle Camere Penali sulla separazione delle carriere in magistratura. Ma la raccolta delle adesioni non è stata, e continua a non essere, una strada libera da ostacoli. Fra l’ostruzionismo dei tribunali che, stando a quanto detto in conferenza stampa, non sempre concedono punti di raccolta firme al loro interno e difficoltà logistiche dovute a una battaglia di piazza che gli avvocati, per loro formazione e professione, non sono soliti portare avanti.
Il punto sulla campagna, appoggiata dal Partito Radicale Transnazionale, lo fa, in una conferenza stampa a Montecitorio, proprio Migliucci. “Viviamo in un Paese dove le proroghe vengono fatte pacificamente – ricorda il numero uno dell’Ucpi – i processi si allungano, e a fronte di un giudice monocratico spesso inesperto un procuratore esperto può affermare la propria autorevolezza”. La soluzione per l’unione dei penalisti italiani è semplice: due percorsi diversi per pubblici ministeri e giudici.
“L’unico rimedio previsto dalla Costituzione – afferma infatti Migliucci – è che il giudice sia più forte del pubblico ministero”. Spesso la questione della lentezza dei processi infatti, sarebbe attribuibile alla mancata fiducia dei cittadini, coloro che al processo devono difendersi, nei confronti di chi alla fine leggerà il dispositivo. Una mancata fiducia che si riflette nelle miriadi di ricorsi in appello, dovuti, secondo Migliucci e chi si impegna per raccogliere le firme, alla poca fiducia di essere stati giudicati in maniera obiettiva. In buona sostanza chi scrive le sentenze “non deve avere paura del pm, non deve essere giudicato in un Csm attraverso le correnti e i pubblici ministeri”.
Al fianco delle Camere Penali e dei loro rappresentanti promotori della campagna si schiera anche il Consiglio Nazionale Forense, nella persona del presidente Andrea Mascherin. Il vertice del Cnf si dice “al fianco delle Camere penali nella costruzione tecnico giuridica di una riforma necessaria”.
Le 52mila firme raccolte sono un obiettivo importante ma non bisogna fermarsi. Nei quattro mesi a venire sono altri i passi che dovranno essere fatti. Ma la risposta dal territorio è arrivata. Come affermato in via della Missione, sono i piccoli centri ad aver risposto con entusiasmo e adesioni alla proposta di separazione delle carriere, Nola e Tivoli sono gli esempi citati in tal senso.
E proprio mentre vengono snocciolati i dati numerici sulle adesioni raccolte, che vedono la Sicilia al primo posto come regione, arriva l’ok del primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, a un tavolo di raccolta firme all’interno del Palazzaccio. Un dato che è significativo su come non sempre l’attività di raccolta all’interno dei tribunali venga accordata. “Era di un argomento di cui non si parlava, scomodo. Ma oggi – sottolinea il vicepresidente del comitato promotore Anna Chiusano – non più”.
Per il numero due del gruppo che porta avanti l’iniziativa ora ci si misura sui contenuti. Ma la palla necessariamente dovrà essere passata ai legislatori. “Il nostro cercheremo di farlo e lo continueremo afa – re, ma è necessario che intervenga la politica” ricorda Migliucci. Essendo un tema scomodo per alcuni magistrati, come sottolinea il comitato, molti partiti lo avevano sì messo nei programmi di governo, ma nessuno lo ha più portato avanti.
Ora l’Ucpi non vuole prestare il fianco alle strumentalizzazioni. “È una battaglia di civiltà” sostiene il legale Giuseppe Belcastro, membro del comitato promotore dell’iniziativa per la separazione delle carriere.
Fuori programma l’intervento del ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, che chiude la conferenza con un monito: “rischiamo di abbandonare le garanzie in favore della velocità dei procedimenti.
Enrico Lupino, Il Tempo, 5 luglio 2017