Si va verso un lavoro più qualificato ma serve un nuovo contratto sociale. In Fondazione Einaudi presentato “Tra uomo e macchina”

Si va verso un lavoro più qualificato ma serve un nuovo contratto sociale. In Fondazione Einaudi presentato “Tra uomo e macchina”

“Tra uomo e macchina” è il titolo del secondo libro curato dal professor Gianluca Sgueo nell’ambito di un progetto di ricerca triennale, dedicato alle tecnologie digitali, che il Ministero dell’Università ha affidato alla Fondazione Luigi Einaudi attraverso il CNR. La presentazione del rapporto ha avuto luogo questa sera nell’Aula Malagodi della Fondazione Einaudi.
“L’utilizzo dell’intelligenza artificiale anche nelle scelte politiche si è rapidamente fatto largo nel corso degli anni”, ha detto il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini. “Si prevede che nel futuro prossimo moriranno molte professioni, mentre altre ne nasceranno. Cresceranno le grandi aziende mentre le PMI, meno competitive, rischieranno di trovarsi fuori dal mercato”. Di sicuro, ha sottolineato, “si va verso la richiesta di lavoro sempre più qualificato”.

Serve un nuovo contratto sociale nella misura in cui, per via dei nuovi strumenti digitali di cui oggi disponiamo, sta cambiando la biologia e la neurologia delle persone e stanno cambiando le dinamiche sociali. Il concetto di reddito universale, sviluppato pragmaticamente, diventa oggi uno degli elementi su cui necessariamente dibattere. “L’integrazione al mondo del lavoro dell’AI non si appresta a determinare un aumento dei salari medi degli utilizzatori, ma semmai una riduzione”, ha detto l’autore del libro, Gianluca Sgueo. “Ci stiamo spostando verso delle competenze ibride che per noi rappresentano delle novità, ma questo mi consente di dire che ci avvicineremo presto all’istituzione di figure in grado di coniugare competenze diverse”. Nel momento in cui abbiamo una tecnologia che sostituisce o integra le funzioni di lavoratori dal livello medio alto, ha però sottolineato Sgueo, “è chiaro che ci troviamo di fronte alla necessità di ridare forma al modello sociale. È necessario un nuovo contratto sociale che consenta ai lavoratori di poter sopperire, su altri fronti, a potenziali riduzioni salariali”.

Per il direttore del Master Relazioni Istituzionali e Human Capital alla Luiss Business School, Francesco Delzio, “la straordinaria velocità del cambiamento è tale da non poter prevedere il cambiamento nei prossimi mesi, figuriamoci nei prossimi anni. Registro però – ha sottolineato – un notevole livello di preoccupazione e impreparazione del sistema produttivo italiano. A preoccupare i nostri imprenditori è il mismatch tra domanda e offerta di lavoro (il famoso milione e mezzo di posti di lavoro vacante) e il mismatch tra l’aspettativa che hanno del mondo del lavoro le persone che oggi vi entrano, coloro che sono tra i 20 e i 40 anni, e ciò che concretamente si trovano davanti. La prima richiesta che oggi viene fatta dai lavoratori alle aziende è la flessibilità, richiesta che quasi mai viene soddisfatta. Oggi è subentrata l’idea di costruire un ambiente di lavoro qualitativo in cui poter conciliare lavoro e vita privata: il tema non è più lavorare molto o poco, ma lavorare meglio”.

“Quello della sburocratizzazione dovrebbe essere un tema centrale in una discussione di questo tipo”, ha detto Riccardo Fratini, ricercatore in Diritto del Lavoro presso l’Università di Roma Tre. “Se i sistemi automatizzati rendono la vita dell’imprenditore sempre più facile, quando ha a che fare con le macchine, e la burocrazia la rende sempre più difficile quando si ha a che fare con gli uomini, quella di digitalizzare totalmente diventa una scelta ancora più vantaggiosa”.

 

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