Siamo liberali, ma non fessi

Siamo liberali, ma non fessi

Le operazioni del finanziere francese Bolloré con la sua scalata al 20% di Mediaset, mediante operazioni contrarie ai principi del libero mercato, ripropongono il quesito della convenienza della permanenza dell’Italia nell’Unione monetaria europea.

Ossia quello di una Italexit, dopo la Brexit, per ragioni diverse, ma analoghe. Il Regno Unito era scontento delle regolamentazioni europee, che urtano i suoi principi e le sue libertà tradizionali.

Per l’Italia si pone una duplice questione di lesione dei diritti di proprietà e del risparmio sanciti dal codice civile e dalla Costituzione. Ciò mediante le regole europee sul bail in per il settore bancario e sui connessi interventi precauzionali per scongiurare le crisi bancarie e mediante l’applicazione del Trattato di Maastricht e successivi sulle grandi imprese pubbliche e private, che hanno portato alla quasi completa sparizione di grandi imprese private italiane, specie nei settori di tecnologia avanzata e nella finanza.

Le privatizzazioni non rivolte al pubblico come quelle della signora Thatcher, ma rivolte a singoli pretendenti hanno portato alla distruzione di grandi imprese italiane di tecnologia telematica come Italtel e la incorporazione di grandi imprese farmaceutiche e di bio-tecnologia italiane in multinazionali che le hanno spolpate; la Banca nazionale del lavoro, privatizzata fuori mercato è stata assorbita da Bpn Paribas con un’operazione nel gennaio 2006 mentre la Banca d’Italia preposta alla vigilanza bancaria era senza governatore; l’acquisizione di Parmalat da parte di Lactalis avvenne con operazione di borsa corsare.

In Francia queste operazioni potevano essere bloccate perché gli investimenti esteri che superano il 33% del capitale azionario sono soggetti ad autorizzazione e quelli in «settori sensibili» possono essere bloccati; per «settori sensibili» si intendono in Francia anche attività che sono soggette solo parzialmente all’esercizio della pubblica autorità.

Si tratta di norme che violano i principi del mercato di concorrenza, che nessun altro paese di economia di mercato adotta. Negli Usa e nel Regno unito gli investimenti esteri che superano un’elevata quota del capitale azionario sono soggetti a controllo, ma il divieto riguarda solo i problemi di sicurezza nazionale. Invece l’Unione europea accetta la normativa francese, che crea una situazione di disparità con i paesi che non hanno clausole di controllo di interesse nazionale o le hanno solo per la sicurezza nazionale.

Ormai in Italia, paese liberista asimmetrico, da quando siamo entrati nella moneta unica, per una ragione o per l’altra, la distruzione non creativa di imprese private nazionali importanti prosegue a ritmo accelerato e il quesito se la moneta unica sia il paradiso o la parodia dell’economia di mercato di concorrenza si pone. La sequenza di operazioni di Bolloré-Vivendi configurano l’attuazione di un cartello europeo di integrazione verticale nel mercato delle telecomunicazioni con rete fissa e aerea, della telefonia mobile avanzata, dei servizi internet, tv e media.

La proprietà dell’etere è dello Stato e le concessioni per i servizi delle reti via cavo o etere competono allo Stato, perché si tratta di monopoli naturali. Un cartello europeo come quello descritto, è vietato dalla normativa europea sulla concorrenza e vi sono chiare sentenze della Corte di giustizia europea sul divieto di integrazioni verticali, che creano abuso di posizione dominante.

Per di più, la violazione delle regole del mercato libero, c’è sin dalla prima battuta: l’accordo Vivendi-Mediaset per l’acquisto di una quota di Premium, violato da Vincent Bolloré dopo poco essere stato sottoscritto, facendo cadere Mediaset in borsa, così da facilitare l’acquisto diretto o indiretto di sue azioni, che ha permesso di acquisire – o meglio fare emergere – in pochi giorni un acquisto del 20% delle azioni dell’impresa danneggiata.

Spetta ai giudici stabilire se ci sono violazioni di leggi scritte; alla pubblica opinione già imbevuta di anti europeismo anche per causa di chi ci governa (vedi immigrazione senza regole) giudicare che cosa significhi questa specie di mercato.

Francesco Forte, Il Giornale 16 dicembre 2016

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