Tagliamo lo Stato, prima dei parlamentari

Tagliamo lo Stato, prima dei parlamentari

L’argomento principale con il quale ci si oppone in queste ore alla riforma costituzionale che ha ridotto il numero di deputati e senatori, fa appello, correttamente ed in maniera appropriata, alla mortificazione della rappresentanza e della rappresentatività.

A ben guardare, tuttavia, v’è anche un’ulteriore ragione che suggerisce come il cosiddetto taglio dei parlamentari sia davvero una pessima idea che aggrava ancor di più un quadro istituzionale prossimo al disfacimento radicale.

E’ noto dall’insegnamento di Friedrich von Hayek come la presunzione fatale degli Stati moderni sia quella di disciplinare ogni ambito dell’esistenza umana e dei rapporti sociali, per mezzo di norme giuridiche che dovrebbero essere scrupolosamente osservate da milioni d’individui al fine di raggiungere le centinaia di finalità che l’Autorità pubblica s’è prefissata.

Un legislatore presuntuoso crede d’essere onnisciente e di potere trovare i mezzi adeguati al raggiungimento di assetti sociali che dovrebbero risultare, in definitiva, statici e non più in perenne movimento.

Invece d’emanare pochissime norme di legge, generali e astratte, idonee a rappresentare criteri guida per l’esercizio del più ampio spettro delle libertà individuali per milioni di cittadini, il Parlamento si preoccupa d’approntare una legislazione composta da una miriade di minuziosi e dettagliatissimi precetti, comandi e divieti, che rendono vano ogni tentativo di divincolarsi dalla stretta della piovra statale.

Il successo del tentativo d’irreggimentare l’intera società passa però dalla possibilità di padroneggiare una mole smisurata di conoscenze, ordinariamente distribuita, invece, fra milioni d’individui, in tutti gli ambiti dell’agire sociale e dello scibile umano.

Ed è questa la ragione per la quale la produzione della legislazione (non della legge) da parte dei parlamenti è votata a perenne e sicuro insuccesso; perché non è possibile avere il dominio centralizzato di tutte le conoscenze ed i nessi di causalità fra un numero sterminato di input ed  un’altrettanta incommensurabile quantità  di output.

Sotto questo particolare angolo visuale un parlamento composto da 500 deputati e senatori ha la stessa probabilità di produrre una legislazione inefficace (mezzi non adeguati ai fini) di un consesso composto da 1000 o 2000 rappresentanti del popolo.

Ciò che risulta davvero singolare nel caso italiano, però, è l’arroganza di elevare al quadrato l’ordinaria “presunzione fatale” che già infesta da decenni i parlamenti dei moderni stati amministrativi.

Non solo si ritiene di potere centralizzare in un unico organo parlamentare tutta la conoscenza necessaria al corretto funzionamento di decine di apparati che erogano servizi a milioni d’utenti (trasporti, sanità, scuola, ecc..), ma adesso si afferma persino che la legislazione sarebbe tanto più efficace ed efficiente quanto minore sarebbe il numero di persone verso il quale affluirebbe (per essere centralizzata) una mole spropositata di conoscenza e competenze.

Si fa strame, in altre parole, non solo dell’insegnamento di Friedrich von Hayek, ma anche di quello di Adam Smith che sostenne come la divisione del lavoro (anche di quello intellettuale)  e la specializzazione per materia fossero i presupposti imprescindibili per assicurare efficienza ed efficacia a tutti i processi decisionali e produttivi.

L’idea, già rivelatasi fallimentare, di sostituire la legge con la legislazione, quale strumento necessario a costruire una “tecnologia sociale” che consenta al Parlamento di utilizzare conoscenza (mezzo) per raggiungere assetti sociali predeterminati (fini), viene adesso affiancata dalla credenza fideistica di potere disporre di pochi parlamentari in grado di muoversi con assoluta disinvoltura all’interno di tutto lo scibile umano.

Si dovrebbe tornare a riflettere, invece, sul fatto che solo uno Stato liberale che s’intesti la responsabilità di compiere poche e limitate funzioni potrà fare a meno di disporre d’una conoscenza illimitata e potrà avvalersi del contributo alla cooperazione sociale di milioni d’individui.

Altrimenti la presunzione fatale svelerà scenari sempre più foschi.

 

 

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