Inutile e falso, ma buono. La procedura d’infrazione per debito eccessivo non la voleva nessuno. Sarebbe stata obbligatoria, ma nociva per tutti. Tutto stava, avevamo avvertito, a capire come evitarla. Ora lo sappiamo: con un accordo inutile, falso, ma buono. Buono perché accordo, realizzato fra due mediatori: il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha tratto l’Italia fuori dal totale isolamento in cui il governo l’aveva gettata; e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che prova a trarre il governo fuori dagli assurdi vincoli propagandistici in cui l’avevano inchiodato i suoi due vice e dante causa. Vediamo perché inutile e falso, il che lo indebolisce notevolmente sia sul fronte europeo (difatti già si sostiene, come fa Pierre Moscovici, che non basta), sia su quello italiano (dove sarà preso evidente che i soldi, a buffo, non bastano).
Il deficit programmato, per il 2019, era pari allo 0.8% del prodotto interno lordo. Questo se fosse aumentata l’iva, cosa nella quale nessuno credeva. Disinnescando quella clausola di salvaguardia il deficit sale a 1.6. Se ci si fosse fermati lì non ci sarebbe stato nessun problema. Invece s’è fissato l’irremovibile e sovrano paletto del 2.4, con tanto di sovrani festeggiamenti. Cosa ci sia da festeggiare nel fare più debiti lo sa solo il cielo, ma codesto ragionamento resta sovranamente estraneo a chi tiene conti solo propagandistici ed elettoralistici.
Peccato sia successo quel che era prevedibile e previsto: il problema non era la Commissione, ma l’immediata reazione dei mercati, le aste impossibili dei titoli del debito pubblico, lo spread alle stelle (sotto l’effetto della politica Bce superare 300 punti base riporta al clima terribile del 2011-2012). Come tornare indietro? Ci ha pensato Conte, con il gioco delle tre carte: da 2.4 a 2.04. Prendete un calcolatore: 2.04 – 1.6 = 0.44. In termini assoluti: 7.7 miliardi di euro. Su 1750 circa di pil e 850 circa di spesa pubblica. Tutto sto trambusto per un niente. L’eccesso di zelo mostra il ridicolo, perché avere voluto mantenere il totem del “4” ha portato a chiedere uno 0.04 di deficit in più. Pari a 700 milioni. Grottesco.
Il tutto con una quota 100, per le pensioni, che nessuno sa ancora come funzionerà, ma già sappiamo che partirà verso la fine del 2019 e durerà fino al 2021. Per potere dire agli elettori una bugia, ovvero che si rispettano gli impegni presi, si innesca un’altra poderosa ingiustizia sociale. Aggiungete il reddito di cittadinanza, che andrà a 4000 assunti nei centri per l’impiego, che non funzionano e non funzioneranno, sempre ammesso che li assumano in tempi utili per far partire il tutto nel 2019. E non dimenticate che dal 2020 sono previste clausole di salvaguardia con aumento dell’iva e delle accise. Forse avevano paura qualcuno credesse ci fosse un qualche cambiamento, sicché hanno voluto ribadire la più totale continuità nell’inutilità nel governo della spesa pubblica. Quest’ultimo è il solo obiettivo raggiunto.
Nel falso, però. Primo, perché nessun modello econometrico può garantire una previsione spinta allo 0,0 qualche cosa. Secondo, perché in quel presunto modello è stata inserita una crescita irreale del pil 2019 (1.5%). Il deficit che contabilizzeremo sarà più alto.
Morale: non intendevano occuparsi degli zerovirgola e si sono attestati sugli zerovirgolazero. Affinché il sovrano spettacolo continui non resta che inveire contro i francesi, che superano il 3% di deficit. Naturalmente contando sul fatto che nessuno ricordi che l’Italia arrivò al 12 e, più di recente, al 5.2, al 4.2 e al 3.7. Ma mi rendo conto che la materia è ostica per i piazzaioli, sicché preparino i fagioli e via con la tombola. È Natale.
Davide Giacalone, Formiche 13 dicembre 2018