Quando fu creato l’Osservatorio sulla Politica Energetica (OPEF), in Italia l’energia non era più un argomento “di moda”. Tutto andava relativamente liscio. Il prezzo del petrolio si era stabilizzato su livelli accettabili e il suo consumo puntava allo sviluppo di nuove tecnologie più efficienti e meno inquinanti; la produzione di elettricità si spostava sempre più sul gas, su cicli combinati ad elevati rendimenti; gli ambientalisti cominciavano così a recepire che la strada verso una riduzione delle emissioni inquinanti era stata avviata.

Parlare dei problemi energetici sembrava più una esercitazione accademica, che una necessità per strategie di politica economica e di sviluppo.

L’idea di chiedere alla Fondazione Luigi Einaudi di Roma di occuparsi di energia fu di Roberto Einaudi, ingegnere siderurgico e presidente di Techint, figlio del Presidente Luigi Einaudi. La Fondazione con il suo Presidente, Valerio Zanone, che da Ministro dell’Industria aveva presentato l’ultimo Piano Energetico Nazionale in Parlamento, sposò con convinzione la tesi dell’ing. Einaudi, dando vita all’Osservatorio: era il 2001. Molti partners consentirono e hanno consentito alla sua realizzazione e al suo sviluppo: Enel, Eni, Finmeccanica, Sogin, Electrabel, Acea, Assoelettrica, Terna, per ricordarne alcuni.

L’OPEF cominciò subito a lavorare per capire i problemi energetici aperti e quasi dimenticati. Organizzò un importante convegno sul tema Cambiare per sopravvivere. La questione energetica in Italia.

“Dopo molti anni di virtuale oblio – si legge nella presentazione dei lavori – la questione energetica può riaffiorare con prepotenza nel dibattito politico del Paese. Alla radice di questo recupero di interesse vi è senz’altro l’avvio del processo di liberalizzazione del mercato della elettricità e del gas, così come la nuova centralità assunta dal tema dell’approvvigionamento delle fonti di energia, dopo la caduta della cortina di ferro e la recente escalation del terrorismo internazionale.

Se si aggiunge – continua la nota introduttiva – che, scomparsa la leva monetaria, la disponibilità di servizi a basso costo e di qualità elevata è un fattore essenziale per la competitività delle imprese italiane, si comprende facilmente perché di energia si debba parlare di più, ma anche meglio. E perché il dibattito debba coinvolgere non solo gli addetti ai lavori, ma l’intera opinione pubblica. È questo lo spirito con il quale un’istituzione culturale indipendente e autorevole come la Fondazione Luigi Einaudi ha deciso di istituire un Osservatorio sull’Energia”.

Il convegno affrontò tre diverse chiavi tematiche:
1) la competitività del sistema energetico italiano (contesto energetico internazionale; gli ostacoli alla competitività; il vincolo estero; i rischi di black out; la liberalizzazione ancora zoppa; le interconnessioni energetiche; l’eclissi dei “campioni nazionali”; la logistica ; il “governo dell’energia”; la nuova governance energetica; l’industria petrolifera);
2) la compatibilità energia–ambiente (il cambiamento climatico; approccio scientifico alla tutela dell’ambiente; l’Enel per la riduzione delle emissioni; scenari futuri per la tutela dell’ambiente; l’energia eco-sostenibile);
3) la diversificazione delle fonti di energia (petrolio, gas e combustibili solidi; il carbone; il nucleare: non furono trattati i problemi delle energie rinnovabili, che tuttavia cominciavano ad interessare le politiche energetiche europee ).

L’Osservatorio, con questa sua prima uscita, presentò la cornice di riferimento del suo ambito di lavoro. Fu deciso, allora, di organizzare riunioni mirate su argomenti energetici specifici, talvolta sconosciuti o sottovalutati dal dibattito politico e culturale in materia. Alla base di queste riunioni, che furono chiamati “laboratori”, fu posta la regola einaudiana del “conoscere per deliberare”: per deliberare, non per decidere.

Dove sta la differenza? Deliberano gli organi collegiali e soprattutto le amministrazioni pubbliche: Einaudi temeva l’improvvisazione o la superficialità nelle decisioni di interesse pubblico; o forse anche il peso della dialettica politica, capace di mettere in ombra la realtà dei fatti; dunque raccomandava alle amministrazioni e alle istituzioni pubbliche di conoscere a fondo e di informarsi sulle questioni da deliberare. Le decisioni “ private” hanno logica più semplice; si decide sempre su ciò che si conosce; ne va di mezzo l’interesse personale.

Partendo da questo principio, l’OPEF ha iniziato a organizzare incontri specialistici e riservati ad invito, su temi energetici e ambientali di attualità che mettono a confronto più che le opinioni o le tesi precostituite, i fatti tecnici e scientifici delle questioni dibattute, riunendo intorno a un tavolo esperti di fama riconosciuta, come managers d’azienda, ricercatori, amministratori, docenti specialisti e accademici, in totale libertà di pensiero.

Nel corso delle riunioni sono stati esaminati i fatti, i numeri, che possono anche essere interpretati, ma non ignorati o, peggio ancora, contrastati a fini di parte. Di quasi tutte le riunioni, poi, è stata redatta una trascrizione che normalmente viene pubblicata nella collana dei quaderni della Fondazione,
da distribuire tra l’altro anche ai parlamentari di Camera e Senato delle commissioni competenti, ad amministratori pubblici e ad esperti degli argomenti trattati. Questi laboratori possono assumere il carattere di convegni, con l’obiettivo di diffondere il medesimo approccio ad una più ampia
platea di pubblico, aperta anche alla funzione informativa dei media. Di tanti temi affrontati in questi anni, vale la pena ricordarne alcuni :
La questione energetica in Italia.
La centrale nucleare francese EPR.
Reti e logistica dell’energia.
Gassificazione del carbone.
“Sequestro” e cattura della CO2.
Termovalorizzazione dei rifiuti.
Olio da alghe.
Idroelettricità.
Gli acquedotti.
La sicurezza nucleare.
Biomasse e metano.
Decommissioning e trattamento dei rifiuti nucleari.
Le energie rinnovabili.
Risparmio ed efficienza energetica negli edifici pubblici.
Costi e prezzi dei carburanti.
Questa lista è indicativa. Sta solo a dimostrare l’interesse dell’OPEF a capire i problemi energetici nei loro contenuti specifici e non solo nelle loro impostazioni ideali e politiche. Fin dall’inizio l’OPEF ha avuto davanti una scelta da fare; privilegiare, nelle questioni energetico-ambientali, l’approccio giuridico-amministrativo e politico o cercare di capire innanzitutto i problemi nella loro essenza tecnica.

L’approccio “politico” avrebbe comportato il pericolo diconfronti tra politiche o addirittura idee partitiche, note e forse mitigate solo dal prestigio e dalla “terzietà” della Fondazione, stimata da tutti. L’approccio “tecnico” comportava il pericolo dei tecnicismi, di approfondimenti tecnologici o scientifici, che sarebbero potuti andare anche al di là della conoscenza dei problemi, oggetto delle possibili e potenziali “deliberazioni”del potere pubblico. Tenuto conto della conoscenza da parte della Fondazione dei limiti e anche dei pregi del confronto politico, ma soprattutto della relativa “ignoranza” soggettiva e oggettiva su tanti dei problemi energetici discussi in sede politica e mediatica, fu deciso il bagno di umiltà e cioè l’approccio della conoscenza tecnica, dei dati, dei fatti; sono stati fatti parlare quelli che sanno e che il più delle volte vengono lasciati da parte, proprio perché “tecnici” (al massimo viene loro richiesto il famoso “appuntino”). Finalmente sono stati scoperti mondi, che la “cultura” corrente ignorava; per esempio in tutti quei campi sopra elencati, oggetto di laboratori OPEF. E finalmente si sono potute confrontare tesi divergenti, sulla base di dati, di cifre, di opinioni specialistiche e di assoluto, oggettivo rispetto, senza alcuna rissa politica o partitica. I risultati ci sono stati: al termine di tutti i Laboratori, i partecipanti hanno ringraziato la Fondazione Einaudi, per aver loro consentito di aver passato alcune ore utili, non come spettatori di una riunione altrui, ma come partecipi di uno scambio di conoscenze tra persone competenti.

Ovviamente sono stati anche organizzati anche alcuni “convegni”, di carattere più istituzionale, in campo energetico: come Economia di mercato e intervento pubblico, Indagine sul mercato dell’energia della Commissione Europea, Il blackoutitaliano un anno dopo, Presente e futuro del protocollo di
Kyoto, Il federalismo energetico possibile. Sono stati importanti per il rapporto tra la Fondazione e i grandi Enti politici, economici e istituzionali del Paese; sono stati discussi temi noti, ma la Fondazione ha voluto, con il suo Osservatorio, aggiungere elementi di riflessione ai dibattiti esistenti. E ha voluto anche presentarsi, così, nel quadro degli studi politici ed economici nazionali, al livello che le è proprio, volendo e dovendo rappresentare oggi il pensiero di Luigi Einaudi.

È a questo proposito in preparazione un importante incontro, organizzato da Luiss e Fondazione Einaudi, attraverso OPEF, sulla Governance dell’energia. È quindi stato scelto l’approccio sopra definito giuridico-amministrativo e politico: cioè quello che era stato evitato nei “laboratori”; anche a dimostrazione dell’apertura totale dell’OPEF a discutere e far discutere sempre attorno ai problemi del proprio “scopo sociale”. La governance dell’energia, in Italia e in gran parte anche in Europa, è sottovalutata o ignorata; il più delle volte non per volontà ma per ignoranza. Quindi anche su questo argomento, che assolutamente rientra tra quelli “politici”, si può ritrovare lo spirito OPEF del “conoscere per deliberare”. Troppo spesso la ragnatela di regole confuse, eccessive o contraddittorie, altera o falsifica i dati su cui è necessario prendere decisioni, deliberare nell’interesse collettivo. D’altra parte questo ulteriore passo della Fondazione e dell’OPEF verso il mondo accademico della politica e dell’economia, potrà contribuire senza dubbio a creare a Roma un polo di lavoro tecnico-scientifico importante per le politiche energetiche del Paese. Anche in vista della predisposizione di un nuovo Piano energetico nazionale, come si sta dicendo nella “politica”, in questi ultimi tempi; Valerio Zanone, Presidente Onorario della Fondazione, da Ministro liberale, aveva promosso l’ultimo; per i corsi e ricorsi della storia forse l’OPEF potrà dare un proprio contributo al prossimo.

L’OPEF ha infine curato di recente la messa a punto di un sito internet, che potrà costituire un punto di riferimento per coloro che intendano conoscere e riflettere su alcuni aspetti della vita energetica in Italia e nel mondo.

L’architetto Roberto Einaudi, nipote dello statista e presidente della Fondazione dopo Valerio Zanone, seguì con grande attenzione i lavori OPEF e chiese di aggiungere la parola “ambiente” ad “energia”: Osservatorio sulla Politica Energetica ed ambientale. Così fu fatto.

Mario Lupo, manager di lunga esperienza, a sua volta succeduto a Roberto Einaudi al timone della Fondazione, ha avviato l’apertura dei lavori OPEF ad un accordo con l’Università Luiss “Guido Carli” di Roma, al fine di creare un polo romano di studio e di ricerca sull’energia; ed è quello che oggi l’OPEF sta facendo, come accennato.

L’integrazione dell’OPEF nelle attività della Fondazione è totale. Non solo: esso è stato considerato in Fondazione un esempio per l’organizzazione di altri Osservatori specifici, sulle politiche economiche, monetarie e culturali del Paese.

Dall’idea inizialmente lanciata dall’ingegnere Roberto Einaudi, dunque, molta strada è stata fatta: lo studio e la ricerca sull’energia ha dato i suoi frutti, che, ne siamo convinti, sarebbero sicuramente stati apprezzati dall’economista Luigi Einaudi, il cui pensiero è stato alla base dell’esistenza e del lavoro della Fondazione in questi primi 50 anni di vita.

Marcello Inghilesi

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