Ha un significato l’imposizione russa di pagare in rubli il gas e le altre materie prime che continuiamo ad importare dalla Russia: un significato che supera l’aspetto strettamente economico. Infatti, dal punto di vista economico, non è che le cose cambino significativamente: nessuno dei nostri Paesi e nessuno al mondo ha riserve in rubli.
Nessuna banca centrale ha valuta russa, perché non vale niente: è come tenere una collezione di conchiglie oppure cocci di vetro. L’unico soggetto che gestisce quella valuta è la Banca Centrale Russa, perché non si tratta di una moneta internazionale come il dollaro o l’euro, ma di una moneta che hanno solo in quel Paese.
Dunque, se bisogna pagare in rubli, a venderli è necessariamente la Banca Centrale Russa: in questo modo, il valore del rublo cresce, si apprezza, almeno un po’. Tenete presente che c’è un’inflazione molto alta e che il rublo e sceso tantissimo di valore da quando da quando si è deprezzato, cioè da quando è cominciata l’invasione russa dell’Ucraina, naturalmente.
Succede, però, che, pagando in rubli, chi riceve i soldi – mettiamo Gazprom, cioè la società che vende il gas – prima riceveva valuta pregiata, cioè dollaro o euro, mentre ora riceverebbe una valuta che non vale niente. Quindi, alla fine, con questa operazione impoveriscono società come Gazprom, perché noi paghiamo sempre la stessa cifra.
Da quando è iniziata l’invasione, in Russia aveva promulgato una norma, in base alla quale chi riceveva denaro dall’estero, in valuta pregiata, era tenuto a cambiarne subito in rubli l’80%: la logica di questa norma è quella di sostenere il rublo, che, come dicevamo, non vale e non lo vuole nessuno. Il 20%, invece, rimaneva, sempre per fare un esempio, a Gazprom. Dicendo che le materie prima devono essere pagate tutte in rublo gli tolgono pure quel 20%.
Si tratta, quindi, di un’operazione demenziale dal punto di vista del sistema produttivo dei venditori e degli esportatori russi. Allora qual è la ragione? Intanto, noi non pagheremo in rubli, perché questa è una violazione contrattuale, che verrà opportunatamente contestata.
Tuttavia, dietro questa faccenda, si cela una questione più profonda, che va capita e cioè che il nostro mondo si industria a cercare il bandolo della matassa per poter negoziare e, mentre noi pensiamo a come negoziare, in Russia, al Cremlino escludono di negoziare: è come se avessero già tirato in ballo l’arma atomica.
Questa roba del rublo è un’arma atomica finanziaria e, in quanto arma atomica, distruggerà anche il sistema russo, ma per loro questo è ininfluente: per Putin è ininfluente, perché è un criminale che sta seguendo un incubo nazi-mistico di ritorno all’Impero Russo. La necessità di affermare l’Impero Russo supera qualsiasi altra convenienza.
Noi, che siamo figli della terra materiale, cerchiamo di negoziare pensando: “qual è la tua convenienza?”, “cosa pensi di ricavarci?”, “dove possiamo trovare un equilibrio?”
Invece, lui pensa in un altro modo: lui pensa di dover ricostituire una storia, di dover tornare a prima del 1917, di dover affermare un imperio della Grande Madre Russia. Il resto, vita umana e vita produttiva, è totalmente secondario. Questa è la ragione per cui da questa situazione non si esce, se non cancellando Putin.
Devo dire che questa iniziativa di chiedere di farsi pagare in rubli serve splendidamente a spiegare al mondo, che in Russia aveva imparato a commerciare, o lo fate fuori o avete chiuso.